La storia dei migranti, storia dell’umanità

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Caritas diocesana
Pastorale delle Migrazioni

(editoriale apparso su Vita Trentina del 17 gennaio 2015)

Esistono delle costanti che, nel bene e nel male, contraddistinguono il cammino dell’uomo e la sua storia fin dall’antichità. Una di queste è quella delle migrazioni. Popoli interi, minoranze, famiglie o singoli individui che da sempre si spostano per le più svariate ragioni, ma con il sostanziale motivo di salvaguardare o migliorare la propria vita e quella dei propri cari. Tendenza che ha riguardato e riguarda ancora oggi tantissime popolazioni sulla Terra (considerando anche i circa 100mila gli italiani che in questi ultimi due anni hanno scelto di emigrare, forse non troppo differenti dai nostri avi che fecero la stessa cosa tanti anni fa).

Si tratta di un fenomeno che inevitabilmente ha posto e pone molti problemi e interrogativi, ai quali peraltro in molti, e tra questi la Chiesa, si son preoccupati di rispondere (non è un caso che si celebri la 102° Giornata del migrante e del rifugiato, nata per i nostri migranti ma oggi estesa a chiunque cerchi rifugio, asilo, nuove condizioni di vita).

E il trovare dunque risposte a questi interrogativi, che i nostri tempi oggi ci propongono ad una velocità impressionante, presuppone necessariamente l’esigenza di conoscere, incontrare e mettersi in discussione. La storia, come l’attualità, ci fanno capire che ragionare in astratto davanti ai migranti è perdente. Così come è inutile pretendere di trovare ricette e formule perfette o fermarsi alle semplificazioni e le generalizzazioni (purtroppo abusate da chi pesca nel torbido, dai capipopolo, dai seminatori d’odio e di paura, di cui diffidare sempre).

Non si possono nascondere le fatiche e i problemi (alcuni molto gravi come testimoniano certi fatti di cronaca), ma non va dimenticato che questi fanno molto più rumore di anni di positivi percorsi ed esperienze di accoglienza e integrazione.

E anche quanto la diocesi sta facendo in questi mesi nel mettersi in gioco nell’accoglienza ai rifugiati, inserendosi – tramite Caritas e Fondazione Comunità Solidale – all’interno del progetto provinciale gestito da Cinformi, è un esperienza positiva. Gli incontri fatti sul territorio (finora una trentina, spesso più di uno per ogni comunità) ci ha fatto capire quanto sia centrale oggi, qui in Trentino, nelle nostre comunità cristiane, riprendere un discorso che forse abbiamo nel tempo dato per scontato, ma che attendeva di essere risvegliato. Se qualche comunità infatti ha mostrato una certa fatica a entrare nella logica dell’accoglienza, molte altre parrocchie, decanati e singole persone hanno mostrato una attenzione, una curiosità e una disponibilità sorprendenti, a testimonianza di quanto bene c’è tra la gente, se si riesce a far uscire la sua parte migliore.

Anche il Giubileo della misericordia ci offre la possibilità di poter riflettere sul diventare protagonisti nel rendere concreta la nostra carità qui e ora, rivolgendola in modo diretto a persone reali che possiamo incontrare poi in piazza o per strada e diventa una sfida eccezionale al nostro quotidiano, che in qualche modo oggi è il prolungamento di ciò che vediamo in tv, di quello che leggiamo sui giornali (oggi quelle persone sono lì, dopodomani le abbiamo sotto casa).

Parafrasando De Gregori, “i migranti siamo noi, nessuno si senta escluso”. E oggi abbiamo una possibilità unica di diventare parte attiva di questi eventi, visto che le storie dei migranti sono poi storia dell’umanità. Con l’opportunità di poter raccontare un giorno una storia diversa: non solo i drammi di persone che fuggono ma anche la gioiosa esperienza di chi ha provato a comprendere e accogliere, ad aiutare e sostenere, ad amare l’Uomo, riconoscendo in lui il volto di Cristo.

Potrebbe essere un anno bellissimo.

Roberto Calzà