L’INCONTRO DI ACCOGLIENZA

COMMENTO AL VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca (14, 28-30)

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro».

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OBIETTIVI DELL'INCONTRO

  • Realizzare un clima iniziale positivo, di scambio aperto tra i soggetti coinvolti nel cammino formativo
  • Farsi conoscere grazie al racconto personale e di coppia dei momenti più significativi della propria crescita nella conoscenza e nell’amore
  • Prendere consapevolezza delle caratteristiche fondamentali della proposta formativa (contenuti e metodi) ed esprimere le proprie preferenze in proposito

  

CONTENUTI PRINCIPALI

I contenuti che permettono di raggiungere gli obiettivi e caratterizzano l’incontro possono essere vari. Qui si presentano un elenco di possibili nuclei e alcuni esempi di sviluppo di questi contenuti:

  • Il valore del presentarsi e raccontarsi nel gruppo
  • Gli elementi fondamentali di un’esperienza formativa per giovani e adulti
  • L’importanza della partecipazione attiva agli incontri
  • Il ruolo delle guide durante il percorso

  

PROPOSTE E SUGGERIMENTI PRATICI

  • Il primo incontro può iniziare con un momento conviviale per rompere il ghiaccio, si consiglia di prevedere momenti conviviali in ogni incontro.
  • Predisporre gli spazi prima dell’arrivo dei partecipanti (sistemazione sedie/tavoli, riscaldamento, …).
  • Prevedere elasticità di orario e qualcuno che accolga i partecipanti.
  • Presentare i fidanzati alla comunità durante la s. Messa parrocchiale e/o ricordarli nella preghiera.
  • Organizzare gite/uscite di mezza giornata o di una giornata interna.
  • Tutoraggio: affidare 1 o più coppie di futuri sposi ad ogni coppia di animatori o a coppie della comunità che si rendono disponibili, proponendo occasioni di incontri al di fuori del percorso secondo modalità e tempi da concordare di volta in volta (cena, uscita/gita, aperitivo, …) per far sentire i futuri sposi accompagnati e accolti in una comunità.

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PER APPROFONDIRE

Il valore del presentarsi e raccontarsi nel gruppo

Per realizzare un buon clima di gruppo è utile che ciascuno partecipi comunicando agli altri alcune informazioni essenziali relative alla propria esperienza. Perché questo momento iniziale sia efficace deve trattarsi di una comunicazione il più possibile autentica, chiara, e deve preoccuparsi di esprimere, oltre che idee, opinioni e preferenze, via via anche sentimenti ed emozioni.
Le prime informazioni nello scambio di gruppo riguarderanno aspetti oggettivi come l’età, il lavoro, gli hobby, il ruolo sociale; in seguito si favoriranno occasioni di scambio per approfondire la conoscenza e il coinvolgimento reciproco, condividendo aspetti più intimi come interessi, gusti, modi di pensare, difficoltà, valori, paure e speranze.
In un primo momento comunicativo sia dei singoli che delle coppie (anche la coppia può essere invitata a rispondere ad una domanda) si cercherà di creare un clima di fiducia, all’interno del quale sarà possibile condividere con gradualità i contenuti del corso, che non sono sempre facili, né da dire né da accogliere.
Perché lo scambio riesca, si richiede da parte di tutti un ascolto attento e attivo di chi sta rivelando qualcosa di sé; è proprio l’ascolto che permette ad ognuno di svelare aspetti di sé significativi ed utili alla propria vita e al cammino del gruppo. Questo atteggiamento crea le condizioni perché si sviluppi un clima di fiducia nel gruppo e ognuno impari ad accogliere le diversità come ricchezza.

 

Gli elementi fondamentali di un’esperienza formativa per giovani e adulti

Affinché un’esperienza come quella dell’accompagnamento di coppie a celebrare e a vivere il matrimonio da cristiani sia davvero formativa, deve essere progettata facendo delle scelte.

– Far emergere e alimentare le motivazioni

Quando oggi si parla delle motivazioni nell’ambito dell’educazione degli adulti si è consapevoli che il tema riguarda l’animatore stesso che solo se motivato, se ha delle buone ragioni, si dedica ad un’attività di tipo formativo in modo efficace.

“La radice etimologica – afferma Daniele Loro – della parola «motivazione» rinvia al vocabolo del tardo latino medievale: «motivus» (da «motus»). Essa indica una causa o una ragione in grado di far muovere qualcosa o qualcuno. Quaglino offre un’ipotesi di definizione, secondo cui la motivazione è «l’energia che alimenta la dinamica dei comportamenti e delle azioni individuali e la dirige e orienta verso il conseguimento di finalità generali e specifiche». Dunque, se la motivazione è questa, è del tutto condivisibile l’idea comunemente diffusa secondo cui essa rivela il grado di tensione finalistica, di forza e di vigore che caratterizzano l’azione della persona motivata”[1].

Date queste premesse, è bene ricordare che nel gruppo esiste all’inizio dell’attività formativa una varietà di motivazioni ad apprendere, di intensità molto differente. Queste motivazioni vanno fatte emergere e fortificate con una serie di attenzioni ed interventi:

      • invitando ciascuno a dire ciò che lo ha spinto ad intraprendere l’esperienza
      • accogliendo tutti i motivi come possibili e normali affinché nessuno si senta sminuito
      • raggruppando e classificando le diverse motivazioni così da far emergere le principali attese comuni del gruppo
      • presentando lo scopo dell’attività rapportandola alle attese del gruppo
      • lasciando ad ogni coppia la possibilità di ritirarsi se l’attività non corrisponde a ciò che cercava

Non bisogna però dimenticare il fatto che alcuni hanno difficoltà ad esprimere in modo preciso gli interessi o le difficoltà che li animano. In questo caso, li si deve aiutare a precisare i loro bisogni ed interessi perché così si stimola la loro motivazione ad apprendere.
Quando invece le persone si sentono obbligate a partecipare, allora bisogna far scattare la motivazione ad apprendere o invitando il gruppo ad esprimersi al riguardo o risvegliando l’interesse alla proposta formativa.
Durante l’attività educativa la motivazione va poi sostenuta e va spesso esplicitato ripetutamente il collegamento tra il percorso che si sta svolgendo e i bisogni espressi dalle coppie nel primo momento conoscitivo. La motivazione ad apprendere non è infatti qualcosa di acquisito una volta per sempre, ma può diminuire, come possono dimostrare per esempio alcuni silenzi pesanti, oppure un comportamento non collaborativo, o infine la lentezza ad intraprendere un lavoro.

– Fare attenzione alle rappresentazioni che caratterizzano ciascuno

Possiamo definire le rappresentazioni come la visione del mondo, lo spettro attraverso il quale ogni cosa prende rilievo e colore, la griglia che permette a ognuno di interpretare la realtà. Tale griglia influenza il rapporto che si stabilisce con gli altri e il proprio comportamento spontaneo, cioè quello non sottomesso a costrizione.
Ne derivano due conseguenze:

      • per cambiare i comportamenti di una persona bisogna intervenire sul campo percettivo e non solo sulle sue conoscenze
      • è più difficile operare sul campo percettivo che su quello razionale di una persona

– Puntare alla realizzazione di effetti utili

L’adulto desidera vedere ricadute concrete di ciò che apprende, sui suoi impegni, e sull’esperienza di fede. In altre parole è molto concentrato sul presente e si fissa degli obiettivi assai concreti. Per questo l’adulto mette in campo molta più energia nella partecipazione al percorso formativo, solo se vede l’utilità di quanto va imparando, se ha davanti a sé possibilità di sperimentare e di tradurre in operatività quanto va scoprendo.
Per questo è consigliabile dosare il contenuto in base alla sete, ai bisogni e ai problemi reali degli adulti, eliminando una logica troppo astratta ed esterna rispetto alle attese e ai bisogni reali. Così ogni sapere raggiunge la vita.

– Dare spazio all’esperienza in correlazione con la fede

Gli adulti non partono da zero quando intraprendono un cammino formativo: hanno già delle convinzioni, hanno già cercato delle soluzioni, sono portatori di un’esperienza propria. Ogni nuova proposta è messa a confronto con la propria esperienza, con ciò che si conosce e che si vive. Questo spesso spiega le reazioni degli adulti, negative o positive che siano, le loro ritrosie o i loro entusiasmi.
Ciò che fa di una persona un essere unico è senza dubbio l’insieme dei fattori ereditari ma anche l’insieme delle sue esperienze. Tutto ciò che ciascuno ha vissuto nel passato e che continua a vivere, lo modella e gli dona la sua originalità. Si può dire perciò dell’adulto non solo che ‘ha’ esperienza ma che ‘è’ esperienza. Questa esperienza non è il semplice accumulo dei diversi fatti della vita: essa è qualcosa di organizzato, di strutturato; essa crea e sostiene la visione che ciascuno ha della realtà.
Così ogni adulto ha un’esperienza unica, più o meno ricca e diversificata, che modella la sua identità e struttura la sua personalità. L’esperienza dell’adulto è anche il luogo dove si innestano gli interrogativi, quelli che nella fede hanno la loro “risposta” (cfr. AL 201).
Da queste considerazioni è facile dedurre alcune conseguenze che riguardano le iniziative formative.
Prima di tutto l’educatore favorisce il dialogo e invita gli adulti a giocare il ruolo di risorsa per sé e per gli altri.
In secondo luogo l’animatore adotterà comportamenti e tecniche attraverso le quali l’adulto comprenda che la sua esperienza è riconosciuta e valorizzata. Questo si può fare in modo diretto, favorendo l’espressione e l’analisi dell’esperienza, attraverso la discussione di gruppo, lo studio del caso, il gioco di ruolo, delle griglie che facilitino la consapevolezza e l’analisi dell’esperienza. Quando l’itinerario di vita e di fede che si sta percorrendo lo esige si può fare in modo indiretto facendo riferimento ad esperienze di altri (testimonianza, film, racconto, canzone, …).
Inoltre in molte situazioni in cui il legame tra vita e fede non è avvertito, è necessario che il cammino formativo continui a collegarle.
Si tratterà di sottolineare il fatto che la vita acquista senso dalla fede, accostando e intrecciando un’esperienza antropologicamente ricca con un messaggio evangelico critico e costruttivo.
Gli incontri formativi che contribuiscono ad una crescita cristiana delle persone possono articolare i seguenti passaggi: vita (consegna domande, interrogativi, aspirazioni, scoperta di significati), messaggio di fede, risposta responsabile, preghiera. Oppure possono contenere i passaggi tipici della “revisione di vita”: vedere – giudicare – agire, oppure ancora, con il linguaggio di papa Francesco, “riconoscere, interpretare e scegliere” (EG 51).

 

L’importanza della partecipazione attiva agli incontri

Una delle caratteristiche fondamentali della vita adulta è l’autonomia. Tutta l’infanzia e l’adolescenza sono un lento e spesso difficile passaggio dalla dipendenza all’autonomia. Gli psicologi spiegano che questo passaggio si effettua attraverso la costruzione della nostra identità. É così che impariamo a conoscere sempre più ciò che siamo e ciò che vogliamo essere; impariamo a pensare e ad agire in maniera autonoma; impariamo a prendere le nostre decisioni in funzione di ciò che ci pare accettabile e positivo per noi. Naturalmente questa autonomia non è mai totalmente raggiunta e affermata: ci sono settori in cui restiamo più a lungo dipendenti. Tuttavia l’adulto si caratterizza essenzialmente per la volontà e la possibilità di guidare lui stesso la sua vita.
L’animatore è una persona che aiuta gli adulti ad apprendere ancora, cioè a vivere dei cambiamenti nell’ambito della fede e dei compiti della vita di coppia.
Può giocare questo ruolo in molti modi e intervenire più o meno direttamente, ma è sempre l’adulto che resta il primo responsabile della fede, del suo battesimo, dei problemi relativi alla vita, della sua partecipazione alla vita ecclesiale. Non si può infatti vivere la fede di un altro più di quanto si possa vivere la vita di un altro. Ogni adulto è dunque il primo responsabile dei passi che intraprende per crescere nella qualità della vita e nella fede. Tutto questo ha delle conseguenze pratiche a livello di formazione: l’animatore stimolerà la partecipazione degli adulti e la valorizzerà.

 

Il ruolo delle guide durante il percorso

Gli animatori hanno il compito di progettare le diverse fasi di ogni incontro, in modo da coinvolgere al meglio i partecipanti.
Potrebbero ad esempio offrire all’inizio di ogni incontro un momento dedicato alla motivazione, per poi passare alla trattazione di un tema, che offra uno spunto di lavoro sia personale che di coppia.
Infine si potrebbe ricavare una prima sintesi e poi eventualmente approfondire un aspetto che si ritiene importante, costruendo insieme al gruppo le conclusioni in merito. Quest’ultima parte può facilmente tradursi in un momento di preghiera, dopo il quale si può annunciare brevemente l’obiettivo della tappa seguente.
Gli animatori hanno la loro risorsa più importante negli atteggiamenti che fanno propri e nel credere in quello che propongono.
La tipologia degli incontri deve sapersi adattare e cambiare fisionomia se non funziona con uno specifico gruppo; è importante, poi, che la scaletta delle attività sia varia durante l’incontro, così da tenere desti l’interesse e la partecipazione di tutti.
Infine, può essere utile coinvolgere le coppie nella valutazione progressiva del percorso, proponendo domande aperte come, ad esempio, quella che segue: “Il nostro percorso sarà riuscito se … (esprimi le tue osservazioni riguardo al clima, ai metodi, ai contenuti, …)” (cf: AL 205-216).

 

[1] D. Loro, Pedagogia della vita adulta. Prospettive di formazione, La Scuola, Brescia 2006, 173-174 (la citazione è presa da: G. P. Quaglino, Voglia di fare. Motivati per crescere nell’organizzazione, Angelo Quercini e Associati, Milano 1999, 10, 20-21).

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