Le riflessioni dei giovani trentini che hanno partecipato al festival della missione

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Pastorale Missionaria

Raccogliamo qui le riflessioni dei giovani trentini che hanno partecipato al festival della missione a Torino, 9-12 ottobre 2025.

Pensieri in libertà

Keti

“L’indifferenza è un grande male che anestetizza i cuori e le coscienze e rappresenta un ostacolo al cambiamento (don Luigi Ciotti)”.

Questo è uno dei tanti insegnamenti che mi porto via da questo Festival, non voglio essere indifferente e non voglio perdere la speranza che il cambiamento sia possibile. Non è facile, ma non sono da sola!! Ho tanti nuovi amici che camminano assieme a me (anche se in città e paesi diversi), che si impegnano giornalmente nel fare del proprio meglio per costruire un mondo di pace, accogliente, solidale, equo, inclusivo ed ATTENTO alle diversità e fragilità altrui.

 

Gabriele

Durante il festival della missione si è parlato di speranze e di come proprio in un tempo disperato come pare il nostro la spes contra spem assume la sua vera forza, la sua vera figura.

Sperare in modo serio è l’atto di una comunità che rompe il narcisismo dei singoli e prospetta una vita liberata dall’abbandono, dal male e dalla disperazione; infatti, sperare è azione attiva che permette di muoversi nella notte fidandosi che esista l’alba di un luminoso giorno.

In questo senso il festival è stato rappresentativo della speranza, poiché si ha avuto modo di incontrare altre persone che hanno portato le loro storie e così facendo hanno ricordato che non siamo soli e che insieme si può continuare a sperare nella costruzione di un mondo di pace.

 

Veronica

Il Festival della missione a Torino è stato entusiasmante e coinvolgente.

Vedere la Missione come incontro di pace e disposizioni al servizio è stato stimolante sia a livello emotivo che a livello fisico.

Non solo abbiamo arricchito il nostro spirito, ma ci siamo messi anche all’opera per comprendere al meglio il significato della missione.

Nessun incontro è stato mai completamente astratto e complesso, gli organizzatori sono stati in grado di donarci, attraverso testimonianze e dialoghi, momenti di vita e situazioni concrete di servizio.

 

Gabriele

Il festival della missione è stato uno sguardo diverso dal solito sul mondo. Uno sguardo che, a differenza di quello a cui siamo ormai abituati, ci ha parlato di speranza e di bellezza. E la cosa pazzesca è che i punti di vista a cui abbiamo potuto assistere non partivano da situazioni idilliache, ma l’opposto. Abbiamo sentito di figli uccisi, popoli in guerra civile, villaggi ridotti alla povertà più grande, persone senza casa o opportunità per il futuro… Eppure, quello che abbiamo sperimentato questa settimana vi dico essere speranza. E il motivo è presto detto: ognuna di queste situazioni è stata affrontata da persone determinate a fare del bene, dei missionari. E non pensiate che siano super-uomini o super-donne (cioè tramite la loro missione lo diventano, ma non sono altro che persone comuni in partenza). Queste persone normali ci hanno dato testimonianza di come dal gesto più piccolo si possa creare l’aiuto più grande. Un esempio di quello che sto dicendo è il Sermig: questa associazione che è nata da un gruppo di amici che volevano fermare la fame nel mondo. Questo gruppo ha iniziato con poco, nel loro piccolo cercavano di portare il bene e ora, senza spiegarvi tutta l’affascinante storia, aiutano persone in tutto il mondo a migliorare la propria vita.

Quello che mi porto via da questa esperienza è una voglia e un desiderio di fare il mio piccolo, di dare una mano per quel poco che posso. Perché non c’è un gesto piccolo abbastanza da non valerne la pena, e perché sommandoli tutti insieme si ottiene qualcosa di immenso.

 

Vittoria

Questa esperienza mi ha fatto capire che bisogna guardare al di fuori della propria esperienza di vita, e chi lo sa, magari in un futuro provare a fare una piccola esperienza in missione. È stato un festival veramente forte e interessante perché mi ha arricchito come persona e ho capito anche che intorno a me ci sono persone che hanno più bisogno. Sono contenta di aver vissuto queste due giornate con delle persone fantastiche.

 

Margherita

Il festival della missione è una vera e propria comunità di persone accomunate dal voler aiutare l’un l’altro per creare un mondo migliore: come per esempio attraverso la pace, che per ognuno di noi può avere un significato diverso ma, comunque, fondamentale per stare bene insieme e vivere una vita VERA stando affianco al Signore.

Al giorno d’oggi si parla principalmente del male e delle cose terribili che avvengono. Dobbiamo cambiare le cose e mostrare che siamo circondati da persone buone, piene d’amore, pronte ad aiutare il prossimo sempre con il sorriso.

L’insieme di testimonianze mi hanno confermato che a volte le persone più in difficoltà si trovano vicino a noi, e dobbiamo sempre prendercene cura.

 

Alice

Partecipare al Festival della Missione è stato davvero un momento di grande ispirazione per me. A Torino ho avuto la possibilità di scoprire nuove realtà, molto diverse da quella in cui vivo ogni giorno, grazie ai racconti di missionari che hanno scelto di dedicarsi con passione a cause che parlano di pace.

Le loro storie mi hanno toccato profondamente e mi hanno lasciato una grande motivazione, oltre al desiderio di continuare a camminare sulla strada della solidarietà, quella fatta di piccoli gesti in cui la pace si fa presenza concreta. Durante il festival ho capito quante sfumature può avere la parola “pace” e quanto sia possibile portarla nella vita di tutti i giorni, anche nelle cose più semplici.

 

Anna

A Torino sono rimasta colpita da così tante persone che si stavano mettendo in gioco per trasmettere un messaggio profondo: l’importanza della missione, del servizio, dell’amore concreto. Ho potuto vedere con i miei occhi quante persone dedicano tempo, energie e cuore ad aiutare chi è più nel bisogno e a lottare per la pace. Ho avuto la possibilità di partecipare ad attività che parlavano di pace e solidarietà: dipingere un murale, risolvere indovinelli sul tema della pace, ascoltare testimonianze di chi ha vissuto in tempi di guerra o situazioni difficili. È stato toccante riconoscere come, anche a distanza di anni, i pensieri, le paure e le speranze di quelle persone si ritrovino in noi giovani di oggi. Alcune emozioni e paure restano universali e senza tempo.

Questi due giorni per me hanno significato l’importanza di ricordarci che la nostra voce, le nostre azioni, anche le più piccole, sono potenti, disarmanti, non tanto per la grandezza dell’aiuto ma per la costanza e per i gesti fatti con coraggio e cuore.

Spesso noi giovani sogniamo di cambiare il mondo e pensiamo che per farlo servano gesti grandiosi o imprese eroiche e spesso ci si abbatte non credendo di potercela fare, ma la verità è che spesso ci scordiamo che tutto parte da un piccolo passo, da un gesto semplice, sincero, che può davvero cambiare qualcosa, e crea una catena. Ringrazio di cuore chi ha organizzato e accompagnato, perché questa esperienza mi ha arricchita e fatta crescere e fatto comprendere ancora di più grazie a questa esperienza che ogni incontro, ogni piccolo gesto, può essere davvero un seme di pace e di cambiamento.

 

Elena

Un festival che in me ha alimentato la speranza di un mondo più solidale, ha nutrito la mia fede personale e comunitaria, ha confermato la scelta di fare la mia piccola parte, consapevole di non essere sola. Forse il festival è proprio questo: un luogo in cui ritrovarsi, ascoltarsi, guardarsi in volto e rendersi conto che non siamo da soli a portare bene in questo mondo, a smuovere le acque lì dove sembra tutto fermo, a parlare e credere nella pace, a tendere la mano e guardare il volto prossimo. È una conferma a continuare, insieme, ad essere missionari nella nostra quotidianità.