“Manca un corpo alla contabilità della morte: Cristo è risorto!” Nell’omelia pasquale di don Lauro, esempi di risurrezione: “l’abbraccio delle madri nella tragedia di Montalbiano, la testimonianza di Stefano Bertoldi, i gesti gratuiti dei volontari”

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“Manca un corpo alla contabilità della morte. Cristo è risorto, il male non ha l’ultima parola”. Sono le parole rassicuranti con cui l’arcivescovo Lauro ha aperto l’omelia nel solenne pontificale di Pasqua in cattedrale a Trento, animato della cappella musicale del duomo.

“Di fronte alla violenza che dilaga, la Pasqua – prosegue monsignor Tisi – ci invita a lasciare il nostro pianeta di tombe e, attraverso le ferite del Risorto, veder fiorire la luce nelle piaghe della nostra vita”. Una prospettiva che secondo don Lauro è resa “estremamente difficile” dall’”attitudine a frequentare la morte, evocata nei nostri dialoghi giornalieri dove dipingiamo il nostro come il peggiore dei mondi possibili”. L’invito è dunque lasciarsi “scaldare il cuore dalle Scritture”, per verificare come “la comunità credente – rammenta l’Arcivescovo – non è nata dal solo ricordo di Gesù” che “avrebbe al massimo potuto creare – nota – una scuola di pensiero, come accaduto con tanti grandi personaggi della storia”. “La comunità credente – sottolinea monsignor Tisi – nasce invece da una presenza, non da un ricordo”.

L’Arcivescovo di Trento indica alla Chiesa trentina significativi indizi del risorto, come “l’abbraccio delle due madri coinvolte nella incommensurabile tragedia di Montalbiano”, che “scelgono di non aprire la porta al male ma di affrontare insieme l’immane dolore”. E ancora la “testimonianza di Stefano Bertoldi, tra i fondatori dell’Associazione Ama e dell’Hospice di Trento”, scomparso prematuramente ma “un ramo che continua a fiorire”, piuttosto che i “tanti gesti gratuiti di migliaia di volontari”. “Potremmo continuare – conclude don Lauro –, ma lascio a tutti voi la gioia di trovare nella vostra vita i segni del Risorto”.

Nella serata di Sabato Santo, l’arcivescovo Lauro ha guidato in cattedrale l’intensa celebrazione della Veglia Pasquale con la benedizione del fuoco, l’accensione del cero pasquale (simbolo del Risorto) e la benedizione dell’acqua.

Foto Zotta – Mattivi