Clandestino! Zandonini racconta le rotte del Niger

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Stralci dell'incontro pubblico del 9 aprile con il giornalista Giacomo Zandonini sulle rotte migratorie africane
Pastorale Missionaria

Agadez è un luogo quasi mitico, le sue origini sono antichissime e come molti crocevia carovanieri in passato è stata anche luogo ricco e famoso. Questa città nel cuore del Niger è divenuta in tempi più recenti uno degli snodi più importanti dell’immigrazione verso l’Europa dall’Africa sub sahariana, tappa fondamentale di un corridoio in cui oggi, su pressione dell’Unione Europea che ha contribuito a emanare una legge restrittiva e a finanziare la polizia locale per farla rispettare , trasportare migranti è decisamente più complicato e rischioso di una volta.

Giacomo Zandonini, reporter trentino freelance e profondo conoscitore di questo paese e delle rotte dei migranti, nell’incontro organizzato dalla diocesi lo scorso 9 aprile ha offerto un quadro particolare e decisamente poco conosciuto sulle dinamiche migratorie di quella zona dell’Africa.

I migranti provenienti dal Ghana, dalla Costa d’Avorio, dal Gambia e soprattutto dalla Nigeria, da sempre percorrevano il tragitto fino ad Agadez, dove trovavano un sistema organizzato per arrivare in Libia (dove fino a qualche anno fa qualcuno andava a lavorare, altri a cercare di raggiungere l’Italia e l’Europa).

Ma lo scenario è profondamente cambiato. I “passeur” e gli autisti che erano autorizzati dalle autorità locali a fare questo “lavoro” – per il quale guadagnavano pure bene – ora rischiano di vedersi sequestrare il pick up o il camion, perché la legge non permette più a persone non nigerine di essere portati a spasso sul territorio. Ma ad Agadez arrivano ancora in tanti (con l’equivalente di un centinaio di euro ci si paga il viaggio in autobus da un qualsiasi paese dell’Africa occidentale), in tanti si ammassano nei “ghetti” o “foyers” dove attendere il passaggio giusto.

La novità è che ora, oltre ad essere più difficile passare in Libia (con rischi e prezzi che quindi aumentano), il Niger sta diventando anche un corridoio di ritorno, per quanti ora – visti i recenti eventi – scappano dalla Libia per non incorrere negli scontri tra le varie milizie o essere catturati da questo o quel gruppo armato.

Il mondo descritto da Zandonini meriterebbe ulteriori approfondimenti, ma l’incontro ha permesso di capire quanto ancora ci sia da conoscere dall’altra parte del Mediterraneo, quanto sia complesso il fenomeno migratorio e quanto le storie dei migranti si assomiglino tanto in tutte le parti del mondo.