“Grazie, Antonio, pagina di Vangelo. Sei la prova che dialogo e perdono avranno la meglio sul male, sulla violenza”

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(14 dicembre) Un’assemblea numerosa e attenta, simile a quella che lo scorso anno ha accompagnato le tre giornate di preghiera dopo l’attentato di Strasburgo, si è raccolta questa sera nella chiesa di Cristo Re  a Trento per la Messa nel primo anniversario della morte di Antonio Megalizzi: attorno ai famigliari, gli altri parenti venuti anche dalla Puglia, i parrocchiani e tanti giovani amici di Antonio ma anche tanti trentini. A presiedere l’Eucaristia con il parroco don Mauro Leonardelli, il suo predecessore don Renzo Zeni, l’amico di famiglia don Cristiano Bettega, c’era l’arcivescovo Lauro Tisi che ha osservato all’inizio di voler “riaffermare la forza della Resurrezione e attestare che la morte non è stata l’ultima parola per Antonio. Un’affermazione che non toglie nulla all’immane sofferenza che ha cambiato per sempre l’esistenza di questa famiglia”..
Discostandosi in parte dal testo scritto – vedi allegato – l’Arcivescovo ha  presentato  Antonio come “la risposta di Gesù agli interrogativi di Giovanni il Battista nel Vangelo: non usa la forza, non si impone con decisione, cerca il dialogo, applica la nonviolenza”.
Secondo mons. Tisi “la lezione di Antonio è una pagina di Vangelo, una prova di resurrezione, la conferma che il male non può essere vinto con altro male ma soltanto da un di più di bene”.
Dopo aver accennato alla preoccupazione “per un’Europa stanca che deve ritrovare la forza che solo uomini come Antonio sanno regalare”, l’Arcivescovo ha detto: “Grazie Antonio! Tu continui a rimanere per noi la prova che il dialogo, il perdono, l’integrazione avranno la meglio sul male, sulla violenza. Chi crede all’amore può anche morire ma non viene cancellato”
Al termine della Messa, animata dai due cori parrocchiali e dalle preghiere dei ragazzi dei gruppi di catechesi, Tisi ha rivolto due inviti ai presenti: “Far sentire ancora  la vicinanza alla famiglia Megalizzi e impegnarsi a vivere alcuni degli atteggiamenti che Antonio ci ha insegnato così da fare in modo che – anche attraverso la Fondazione – i suoi sogni si possano realizzare”. (da)