Dal bambino di Betlemme una domanda che ci spiazza: “Uomo dove sei?”. Il pontificale di Natale del vescovo Lauro. Vigilia alla caserma dei Vigili del Fuoco, “’icona di chi è in prima linea sul fronte dell’emergenza”

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“In questi lunghi mesi di pandemia, Dio non sembra essere stato chiamato in causa. La morte, il dolore, l’angoscia hanno di nuovo invaso l’Europa, ma il dibattito pubblico non annovera tra i suoi argomenti la questione di Dio. Questa volta i ruoli sono invertiti. Il Dio di Betlemme ci spiazza. Pone Lui una domanda: Uomo dove sei? Dove stai andando?”: è questa la forte provocazione che il vescovo Lauro ha lanciato nel corso del solenne pontificale di Natale, in Cattedrale a Trento.

“E’ impegnativo di questi tempi augurare buon Natale” ha detto l’arcivescovo iniziando la liturgia, concelebrata dai capitolari mons. Lodovico Maule e mons. Ernesto Menghini, alla presenza anche del sindaco di Trento Franco Ianeselli e del presidente del consiglio comunale Paolo Piccoli; “sembra quasi sia una parola fuori posto, ma per uscire da quest’imbarazzo mi aggancio alla videochiamata che i sacerdoti della casa del clero mi hanno fatto. Dicevano che anche se tormentati dal Covid, sanno che Gesù rilancia la speranza, apre al futuro, li fa risorgere. Con queste parole mi rivolgo a tutta la Diocesi. Buon Natale anche a chi non crede, perché Gesù di Nazareth scalda i cuori anche dei non credenti”.

“Mentre, come i due di Emmaus, la tristezza abita la nostra vita e il nostro volto -ha proseguito Tisi nell’omelia- il Bambino di Betlemme ci prende per mano, ci fa conoscere un Dio nuovo. Non un Dio “tappabuchi”, che si sostituisce all’uomo per sopperire alle sue carenze, risolvendone magicamente i problemi. Ma un Dio compagno di viaggio, che ci rivela la natura autentica del divino, cuore del cristianesimo: essere per gli altri. È questo il dinamismo che genera futuro, libera dalla paura. La meraviglia del Natale svela la strategia di Dio: farsi Bambino per consentire all’uomo di diventare adulto“.

“Andiamo fino a Betlemme, come i pastori! Per Gesù Cristo vale la pena lasciare tutto: ve lo assicuro!” è l’esortazione del vescovo Lauro perché “da quel Natale, il volto impaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l’amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove Egli continua a vivere nel nascondimento”.

Come nella Messa della Vigilia nella Caserma dei Vigili del Fuoco di Trento, don Lauro declina il messaggio di Natale nei giorni della pandemia e identifica gli angeli  inviati ai pastori a Betlemme nei “sanitari, nelle case dove l’amore sopravvive alla morte, nei volontari che asciugano lacrime, in chi si spende per dare opportunità lavorative. Angeli, infine, con gli occhi gioiosi dei giovani che si mettono a disposizione”.

foto Zotta

Proprio nella caserma dei pompieri, celebrando la messa della notte di Natale alla presenza dei vertici del corpo permanente, della federazione dei volontari, del presidente della Provincia Maurizio Fugatti e del vicesindaco di Trento Roberto Stanchina, l’arcivescovo ha avuto parole di elogio per l’attività dei vigili del fuoco, sia quelli permanenti che quelli volontari: “Il vostro servizio ha l’obiettivo di tutelare le persone. Ogni giorno, in modo forse inconsapevole, come il Bambino di Betlemme rilanciate la vita, mettendo a rischio la vostra. Negli anni non è mai mancata a voi creatività e innovazione, proprio perché l’obiettivo è il bene delle persone. Nello stesso tempo, proprio questo bene fa sì che la vostra risposta non sia mai un’azione del singolo, ma il frutto di un gioco di squadra. Respirare l’aria buona del “noi” è il più bel regalo di Natale. Il vostro servizio sia per tutti una salutare provocazione a sentire che nel farci prossimo sta la nostra forza, lì abita la gioia e il nostro futuro”.

foto di copertina Gianni Zotta