Si è concluso nel pomeriggio di oggi, domenica 28 dicembre, il Giubileo della Speranza nella Diocesi di Trento, con la solenne celebrazione eucaristica in cattedrale presieduta dall’arcivescovo Lauro Tisi, alla presenza di oltre duecento giovani provenienti da tutto il Trentino.
Il momento finale dell’Anno Santo si è aperto simbolicamente in Piazza Duomo, trasformata per l’occasione dai giovani, così come per tutta la giornata in tanti angoli della città, in una vera “piazza di speranza“. Qui i giovani hanno dato avvio alla liturgia portando a mano la Croce del Giubileo, realizzata dagli allievi falegnami della scuola di Tesero e divenuta in questi mesi segno concreto di un cammino condiviso. Una croce – la cui copia venne donata nell’aprile scorso a papa Francesco – che ha attraversato il territorio diocesano, portando le comunità a raccogliersi in preghiera per ravvivare reciprocamente la speranza.
L’arcivescovo Lauro ha ringraziato in avvio della Messa il Signore per il Giubileo vissuto come popolo in cammino, capace di dare voce a chi spesso non ne ha: malati, anziani, detenuti, poveri. Un anno segnato dall’incontro con Cristo nei volti concreti delle persone e dal desiderio, condiviso con i giovani, di “un mondo che sa ancora sperare”.
Le “piazze di Speranza”, cuore del weekend
Il fine settimana ha visto non a caso i giovani protagonisti dell’iniziativa “Piazze di Speranza”: due giorni di incontro, riflessione, gioco e testimonianza. Dopo l’avvio del sabato e il pernottamento nelle strutture diocesane, nella mattinata di oggi adolescenti e giovani hanno animato diverse zone della città con stand e proposte, raccontando storie di speranza attraverso parole, gesti e attività. Un modo semplice e diretto per abitare la città e dialogare con chiunque si fermasse ad ascoltare.
L’omelia: vulnerabilità, sogno e custodia
Nell’omelia, rivolta in modo particolare alle nuove generazioni, l’Arcivescovo ha offerto una lettura attualizzante delle Scritture della Festa della Santa Famiglia di Nazaret. L’invito centrale è stato quello a prendersi cura della vulnerabilità, propria e altrui, come chiave per far fiorire la vita personale, la società e la Chiesa. «Tu sei incanto, sei bellezza, vali al di là di quello che fai o non fai», ha ripetuto don Lauro ai giovani, esortandoli a non avere paura delle proprie fragilità.
Da qui la consegna finale a tutta la Chiesa trentina, ispirata alla figura di san Giuseppe nel Vangelo: sognare, muoversi, custodire. Sognare senza lasciarsi schiacciare dal realismo e dalla paura; muoversi, senza restare prigionieri di nostalgie e immobilismi; custodire Gesù Cristo come centro della vita personale ed ecclesiale. Testimonianze concrete, citate da monsignor Tisi – da don Mauro Leonardelli a Sara Piffer, a tante famiglie segnate dalla disabilità e dal lutto, incontrate in Visita pastorale – hanno dato volto e concretezza ai tre verbi “chiave”.
Uno sguardo che va oltre Trento
A Roma, la conclusione dell’Anno Santo, dopo la graduale chiusura delle Porte Sante delle basiliche papali, avverrà il 6 gennaio, quando Papa Leone XIV chiuderà la Porta Santa di San Pietro nella solennità dell’Epifania, segnando l’atto conclusivo del Giubileo 2025 e aprendo lo sguardo verso il prossimo grande appuntamento del 2033 a duemila anni dalla passione, morte e risurrezione di Gesù.
Per la Chiesa di Trento, il Giubileo della Speranza si chiude così come era iniziato: con i giovani al centro, con una Chiesa che confida nella sua capacità di ascoltare e di camminare insieme. Le piazze di speranza restano aperte, ora, nella vita quotidiana di ciascuno.
FOTO GIANNI ZOTTA
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