“Torna a casa, don Alberto”. In cattedrale l’ultimo, corale, saluto a monsignor Carotta

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“Tutti, per lungo tempo, guarderemo verso quello sgabello che per tanti anni è stato il posto da cui ha guidato il canto e la liturgia”. C’è la commozione e la gratitudine della Chiesa trentina nelle parole con cui, nella mattinata di giovedì 13 luglio, l’arcivescovo Lauro apre la Messa funebre per monsignor Alberto Carotta nella cattedrale di Trento che “è stata per quasi sessant’anni – ricorda l’Arcivescovo – la ‘sua’ chiesa, quotidianamente frequentata fino all’ultimo”. “Rendiamo grazie – aggiunge Tisi, affiancato dal vescovo emerito Bressan e da molti preti concelebranti – per il grandissimo bene che don Alberto ha fatto, non solo nell’animazione del canto ma anche accompagnando per tanti anni i sacerdoti e per lo sforzo straordinario che ha permesso di dare vita alla Casa del clero”.

Nell’omelia l’Arcivescovo sottolinea il forte amore di don Alberto per la Parola di Dio  (nella parrocchia di San Vigilio guidò fra l’altro per 50 anni il gruppo della Parola, come ricorda grato al termine del rosario l’ex parroco don Cornelio Carlin): “Chiedo a te, caro don Alberto,  di intercedere perché la nostra Chiesa faccia come te: si alzi al mattino con la Parola, e chiuda i suoi giorni ancora con la Parola”. Un legame, quello con la Parola, che precedeva la passione per il canto ed era fonte della sua “capacità di essere pastore, uomo per le relazioni, dedito – precisa don Lauro – all’incontro con le persone, per le quali aveva capacità di prendersi il tempo e donarlo”. Secondo l’Arcivescovo, l’impegno dell’ex direttore dell’Istituto diocesano di musica sacra fu quello di “porre la musica sempre a servizio della liturgia, e mai viceversa”, insieme alla sua attenzione prioritaria nell'”animare e far partecipare l’assemblea, che considerava – ricorda – il vero soggetto celebrante“, in attuazione del Concilio Vaticano II. Tisi cita infine una frequente considerazione di don Alberto – “Don Lauro, sai cos’è la morte? E’ tornare a casa” – e conclude: “Torna a casa, don Alberto! Torna dai tuoi amici e dai tanti che hai servito nella tua vita e regala anche a noi la consolazione che stiamo tornando a casa”.

Ad animare la liturgia il coro della cattedrale con una rappresentanza del coro parrocchiale di Luserna, dove ogni domenica da molti anni don Alberto saliva per guidare la s. Messa. Da qui arrivano i due ricordi appassionati prima del congedo: il direttore del coro del Duomo Paolo Delama (erede di Carotta per la musica sacra in Diocesi), aggiunge ai citati meriti di don Alberto anche le doti di “uomo della mitezza, della pace e della fedeltà” e il suo essere stato, “con discrezione, un grande benefattore”; dal sindaco di Luserna Luca Nicolussi (di cui viene letto un messaggio) il commosso riconoscimento della comunità con l’espressione cimbra: “Ti ringrazi Dio per quanto hai fatto per tutti noi”.  

La salma di don Carotta lascia la ‘sua’ cattedrale, accompagnata da un applauso spontaneo, per essere trasportata al paese natale di Pedemonte dove, dopo la s. Messa presieduta dall’arcivescovo Lauro, troverà riposo.