Presepio trentino a Roma, in mille in San Pietro alla Messa con vescovo Lauro

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(Roma, 5 dicembre) All’altare della cattedra di San Pietro, sotto la Gloria del Bernini, si diffondono le sonorità alpine del coro Lagorai di Torcegno. È la s. Messa mattutina, presieduta dall’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, ad aprire la giornata romana del migliaio di fedeli, in gran parte dalla Valsugana, arrivati nella capitale per l’inaugurazione del presepio donato della comunità di Scurelle, da oggi pomeriggio visibile all’ombra del colonnato. Con loro il presidente della Provincia Maurizio Fugatti e il presidente del Consiglio Regionale, Roberto Paccher e del Consiglio Provinciale Walter Kaswalder, buona parte del governo provinciale oltre a numerosi sindaci, in testa il primo cittadino di Scurelle Fulvio Ropelato. 

Accanto a Tisi concelebra il vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo (dalla sua Diocesi arriva il presepe che arricchisce l’aula Paolo VI, mentre dall’altopiano di Asiago, territorio della Diocesi di Padova rappresentata a Roma dal vescovo Claudio Cipolla, proviene l’albero al centro della piazza); tra i preti il parroco di Scurelle don Claudio Leoni e il collaboratore don Rodolfo Minati.
Nell’omelia monsignor Tisi rilancia l’ambivalenza della parole, che spesso “feriscono e uccidono” ma sono anche “fonte di vita fin dal dialogo materno”. “La parola è figlia della relazione, ha in essa il suo habitat, è inscindibile dall’umano. Non sorprende, allora, che il nostro Dio in Gesù Cristo si sia fatto Parola”. Una Parola che paradossalmente secondo Tisi è solida perché “abitata dal silenzio. Non a caso – sottolinea don Lauro – il presepio colloca la nascita nel silenzio della notte”.

“Silenzio,  ascolto, condivisione: sono i tratti che attribuiamo alla persone belle, sono  i tratti di Gesù di Nazareth. Dietro l’iniziativa del presepio e  dell’albero ci sono i gesti del volontariato, c’è  la gioia degli amici di Scurelle che hanno coltivato l’incanto di lavorare per un intero anno alla realizzazione del presepio, gli amici vicentini che con il loro albero ricordano Vaia, così come l’esempio degli amici di Vittorio Veneto. Siete tutti belle persone” ha esclamato monsignor Tisi.

“Gesù di Nazareth – ha detto in chiusura dell’omelia- continua senza fragore a produrre i suoi benefici frutti, regalandoci la consolante certezza, in quest’ora violenta, che il male e la morte non saranno l’ultima parola sulla vita”.
L’invito, infine, a pregare per papa Francesco e per la collaborazione tra le Chiese, testimoniata dal confluire insieme a Roma di tre comunità con i loro doni per il Natale: presepe e albero da Scurelle e Rotzo a piazza San Pietro e la natività da Conegliano all’aula Paolo VI, raggiunta al termine della Messa dai pellegrini triveneti, in attesa dell’incontro con Francesco a mezzogiorno.