Ognissanti, la Messa del vescovo Lauro sul cimitero di Trento: “Le beatitudini per riscrivere il codice dell’umano. Grazie a Gesù Cristo morto e risorto credete che non è finita”

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“La santità cristiana ha nelle relazioni buone la sua consistenza e il suo elemento qualificante”. Ma “lo scenario in cui ci troviamo è dominato da relazioni interrotte e violente, ad ogni livello. Papa Francesco parla apertamente di terza guerra mondiale. È urgente riscrivere il codice dell’umano”. Le parole dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi risuonano nella solennità di Ognissanti durante la Messa da lui presieduta sul cimitero di Trento.

Per riscrivere il “codice dell’umano” don Lauro, nel giorno del suo sessantesimo compleanno, indica la strada della pagina evangelica proclamata in questo giorno: le beatitudini, “ad un tempo – commenta – autobiografia di Dio e dell’uomo”. Monsignor Tisi ammette che “l’uomo contemporaneo, di fronte alla parola Dio, quando non è indifferente spesso nutre facilmente sospetto, percependolo come divieto, ostacolo alla gioia”. Ma le beatitudini indicate da Gesù parlano viceversa “di un Dio – precisa don Lauro – che vuole l’uomo beato e felice. E quelle parole – aggiunge l’Arcivescovo – le troviamo poi compiute nella morte e nella Risurrezione di Cristo stesso” che Tisi definisce uno “spartiacque della Storia”. Perché se la “vita – ammette monsignor Tisi – è davvero contraddizione, enigma, domanda che toglie il fiato, notte oscura, Cristo, risorgendo dalla morte, si fa carico di questi lati bui e li illumina”. E questo grazie alla “sua vita, dove l’odio e la logica della falsità sono totalmente assenti”, e nella quale “percorre la via bella e impervia dell’amore gratuito”. Una strada seguita da tanti testimoni, capaci di “tenere il cuore sgombro dall’odio”, “chinati sui poveri”, “amici della pace”, “uomini e donne che pagano con la vita la difesa degli ultimi”. Tra loro, “tanti nostri e fratelli e sorelle che sono morti, lasciandoci – conclude l’arcivescovo di Trento – la loro testimonianza indistruttibile di amore e di dono”.
Di qui l’appello accorato ai tanti fedeli presenti davanti alle tombe dei loro cari: “Credete che è non finita. Credete – si appassiona l’Arcivescovo – che la morte è la porta d’inizio di una nuova vita, di una festa con questo Dio che si è inabissato nel dolore per tirarci fuori dal dolore, con l’unica forza che è l’amore che non conosce tramonto”.

In allegato testo ufficiale

Martedì 2 novembre, commemorazione dei defunti, l’Arcivescovo guiderà alle ore 11.00 la celebrazione eucaristica presso il sacrario militare del cimitero del capoluogo, in memoria dei caduti di tutte le guerre.

Gli uffici della Curia Arcivescovile in piazza Fiera (e nelle sedi distaccate del Vigilianum e del Centro Bernardo Clesio) resteranno chiusi al pubblico, anche per la commemorazione di tutti i defunti, mervoledì artedì 2 novembre. Saranno regolarmente attivi dal giorno successivo, mercoledì 3 novembre.