La GMG con gli occhi di Giovanni e Marianna, inviati dei media diocesani a Lisbona

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Giovani, tra i giovani. Protagonisti in prima persona, per l’anagrafe, della GMG, ma anche chiamati a raccontare le giornate portoghesi della delegazione trentina. Giovanni Melchiori e Marianna Malpaga si sono mossi con agilità multimediale tra Vita Trentina (in versione cartacea, web e social), il portale e i social diocesani (Pastorale giovanile e Associazione NOI, con la collaborazione fondamentale di Laura Hainzl), offrendo anche un supporto ai media locali trentini per immagini e interviste sul campo. Un lavoro tanto fruttuoso quanto impegnativo, che arricchisce non poco il loro “zaino”, umano e professionale. Lo confermano così, sulla strada del ritorno:

Giovanni: La Giornata Mondiale della Gioventù è un’esperienza totalizzante, e non solo per i giovani partecipanti. Anzi, l’averla vissuta nelle vesti di inviato per Vita Trentina e per la Diocesi di Trento credo che mi abbia permesso di approcciarmi alla GMG in maniera forse ancora più piena, ponendo un’attenzione maggiore ai dettagli e alle sfumature di ciò che accadeva intorno a me, con l’obiettivo di poterlo raccontare nella maniera migliore a chi, da casa, seguiva il viaggio dei pellegrini trentini grazie ai nostri contenuti sul settimanale, sul sito web o sui canali social. Per questo, dalla ricchezza del rapporto con i giovani compagni di viaggio, che mi hanno accolto in pullman come un amico conosciuto da sempre, alle illuminanti parole di papa Francesco al Campo da Graça, fino alla splendida accoglienza della comunità portoghese e alla gentilezza dei responsabili dei pullman e dei sacerdoti accompagnatori spirituali, giunto al termine del viaggio mi rimane la strana impressione di aver vissuto un mese in sette giorni: intensi, significativi, speciali.

Marianna: Seguire un evento come la Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona da inviata è stata per me una grande opportunità. Aspettare l’arrivo del Papa a Campo da Graça, vedere “dall’alto” il Parque Tejo riempito da un milione e mezzo di persone, ascoltare il silenzio di quello stesso milione e mezzo di persone nel momento dell’adorazione e osservare come lavorano i giornalisti internazionali è stata un’emozione che non dimenticherò. Ma non dimenticherò neanche l’accoglienza riservata al gruppo trentino dalla comunità di Arranhó, dove siamo stati accolti: il momento dell’arrivo, che ha visto tutta la comunità scendere in piazza, l’accoglienza in famiglia e la disponibilità dei volontari della parrocchia e dell’Urda, l’Unione sportiva e ricreativa di Arranhó.