In visita a Trento i preti della diocesi di Bolzano-Bressanone con il vescovo Muser. Don Lauro in cattedrale: “Le nostre Chiese raccontino l’umano come giardino della fraternità”

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Trasferta trentina per un nutrito gruppo di sacerdoti della Diocesi di Bolzano-Bressanone nella giornata di mercoledì 8 febbraio. Il clero altoatesino, guidato dal proprio vescovo Ivo Muser, ha visitato la rinnovata cattedrale di San Vigilio, prima di partecipare alla S. Messa presieduta dall’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi.

Nell’omelia, don Lauro, di fronte alla constatazione di un “umano associato immediatamente alle caratteristiche di fragilità e debolezza“, riprende l’immagine dell’Eden descritta nella pagina biblica della Genesi, laddove invece si “parla della possibilità dell’umano come terreno – nota – dove giocare la partita di una libertà che si fa responsabilità, assunzione del volto dell’altro di cui ci facciamo carico e a cui vogliamo rispondere non in termini di invasione e di forza, ma di tutela, di abbraccio, di valorizzazione. Questo, credo, è anche il  carisma affidato alla Chiesa: raccontare l’umano come terreno bello, dove possono fiorire il giardino della fraternità e della comunione“. “Fermarsi sulla soglia del volto dell’altro – aggiunge l’Arcivescovo – è la grande sfida, confermata anche dalla festa di Santa Bakhita che celebriamo oggi”. “A cambiare la Chiesa – argomenta don Lauro – saranno uomini e donne capaci di un lavoro di scavo interiore, per andare a ritrovare quel grido posto in noi non da un’istanza culturale ma dallo stesso creatore: “Abbà, Padre!”. Un grido che secondo Tisi “porta la comunità delle origini a sentirsi abitata dall’amore del Padre” e “chiamata a giocare la partita della fraternità, della comunione e dell’accoglienza“. L’Arcivescovo conclude, rivolto al confratello Ivo e ai suoi preti: “Buon cammino alle nostre Chiese, testimoniamo con forza che l’umano non è sinonimo di fragilità ma di opportunità, di chanche e di libertà, accogliendo i fratelli e passando dalla morte alla vita”.

FOTO ZOTTA