Crisi ucraina, in cattedrale a Trento la preghiera per la pace. Don Lauro denuncia: “Diciamo di esportare democrazia ma offriamo fucili e bombe, non pane e sviluppo”

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“Ci stringiamo attorno al popolo ucraino perché possa vivere nella pace e sia scongiurata la guerra”. Nella veglia di mercoledì 16 febbraio in cattedrale a Trento (anche in diretta Tv e online – rivedi sotto), si respira la vicinanza umana, la forza della preghiera, ma anche il coraggio di denunciare i grandi interessi alla base delle strategie del terrore. Alle parole dell’arcivescovo Lauro, che presiede accanto a don Augustin Babiak, “parroco” della comunità greco-cattolica del Trentino, fanno eco le armoniose voci femminili con i canti della tradizione orientale. Sono le tante ucraine presenti, “la maggior parte a servizio dei nostri anziani”, ricorda monsignor Tisi.   

“Nel silenzio della paura ma anche della preghiera”

Nell’invocazione silenziosa d’avvio, don Lauro legge il “silenzio della paura di tanti uomini e donne che temono per la loro vita, ma anche l’indifferenza del mondo di fronte a questo dramma, di tanta parte dell’Europa che assiste inerme a quanto sta accadendo senza pensare e fare nulla”. C’è però anche il silenzio che richiama la preghiera, nella quale la tradizione cristiana orientale “è avanti anni luce”, rammenta l’Arcivescovo: “siete un popolo che sa che la preghiera buca le nubi e arriva nel cuore di Dio. Grazie sorelle ucraine perché voi sapete ancora pregare”.

“Vittime dei giochi di potere dei grandi”

Al Vangelo delle Beatitudini, segue la riflessione dell’Arcivescovo. Parole di conforto ma anche giudizi senza appello sulle motivazioni della crisi: “Ancora una volta – puntualizza don Lauro – , a pagare sono i poveri perché dietro alla minaccia di  questa guerra ci sono i grandi interessi internazionali. Non è il popolo ucraino che vuole la guerra ma i giochi di potere dei grandi, in cui noi occidentali siamo coinvolti. Lo dico con forza: il nostro benessere si basa sull’iniquo commercio delle armi che avviene nel silenzio più totale. Parliamo di esportare democrazia, mentre ai popoli offriamo fucili e bombe, ma non pane e sviluppo”.

“La guerra è nel cuore di ognuno”

Ma la “lettura” di monsignor Tisi va ancora più in profondità e tocca la responsabilità di ciascuno: “L’origine della guerra è nel cuore di ognuno quando gettiamo discredito sul fratello, attivando percorsi di invidia, gelosia, sopraffazione, competizione, concorrenza. Così nascono le guerre e a pagare sono i più poveri, i più indifesi.  Chiediamo – invoca l’Arcivescovo – che gli uomini incontrino Cristo, nostra pace. Solo il Signore ci può portare la pace: non semplicemente assenza di conflitto, ma sentire che il fratello che ho davanti non è mio ostacolo ma la mia vita”.

Nelle parole dell’Arcivescovo c’è ancora spazio, infine, per la gratitudine nei confronti delle “sorelle ucraine”. “Probabilmente quando siete arrivate in mezzo a noi avete conosciuto anche l’inverno di tanti volti chiusi che non vi hanno fatto spazio. In questo momento di prova, al popolo trentino rilancio il vostro volto perché correggano quelle freddezze antiche e rendano grazie per la vostra preziosa presenza”.

don Augustin Babiak

FOTO IN ALTO: PAOLO PEDROTTI

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