Celebrata a Trento la Festa della Dedicazione della Cattedrale, nella Giornata dei Poveri. “Una Chiesa che elegge i poveri a suo tesoro può diventare strumento per bonificare l’umanità”

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“L’ora buia in cui siamo è figlia di un’umanità che ha eletto a suo Signore il mercato, il denaro, la tecnologia: a questa umanità serve riscoprire che la vera forza sono i volti degli uomini e delle donne che la abitano. La Chiesa che elegge i poveri a suo tesoro può diventare strumento per bonificare questa umanità di diseguaglianze, di ingiustizie, di desolazioni. Una Chiesa serva dei poveri dà equilibrio al mondo“. Le parole dell’arcivescovo Lauro risuonano tra le navate del Duomo, nella domenica in cui la Chiesa di Trento celebra la Dedicazione della Cattedrale e la Giornata Mondiale dei Poveri. Una celebrazione dunque dai molteplici significati, resa ancor più solenne dall’animazione da parte della Cappella musicale del Duomo, diretta da Paolo Delama.

Dopo la processione avviatasi dalla porta dei Leoni, nell’omelia don Lauro si sofferma sul Vangelo di Zaccheo, protagonista del brano evangelico scelto per la festa della Dedicazione: “Zaccheo – commenta monsignor Tisi – ha il volto della nostra Chiesa: piccola di statura, affaticata da tante preoccupazioni per le sue strutture, con le vocazioni che mancano, i poveri trascurati, l’eucaristia disertata, la preghiera che latita”.

“Ma la nostra Chiesa – aggiunge l’Arcivescovo facendo eco alle parole pronunciate il giorno prima nell’Assemblea della Zona pastorale di Trento – è ancora abitata dalla voglia di prendere il largo e dal desiderio di ricercare il volto del suo Signore: una voglia che ha la concretezza di uomini e donne che nelle comunità si raccolgono per pregare, che frequentano l’eucaristia, di tanti fratelli e sorelle che si prendono cura dei poveri. Ha il volto anche dei nostri giovani che stanno cercando qualcuno che narri loro il senso della vita: stanno cercando, a volte senza saperlo, il volto di Gesù”.

“A questa Chiesa – ribadisce l’Arcivescovo – oggi il Maestro dice con convinzione che deve fermarsi a casa nostra: quel verbo ‘devo’ esprime la volontà di Dio. Il nostro Dio non riesce a resistere alla voglia di incontrarci e visitarci. Una passione di Dio per noi, per la nostra Chiesa. Lui vuole che ci sediamo a tavola con lui. Quanto è confortante la parola di Gesù: il figlio dell’Uomo è venuto a salvare ciò che era perduto. La vocazione della Chiesa è quella di raccontare che ogni giorno ha un Signore che è incandescente di amore per noi, il nostro essere nell’errore lo porta a cercarci ancora di più”.

“Questa è la più grande urgenza di quest’ora della storia, segnata da vendetta, ritorsione, cattiveria, polarizzazioni. È questo il compito profetico della Chiesa: raccontare che è possibile frequentare il perdono, è possibile una strategia diversa da quella della vendetta. Una Chiesa umile, che senta ogni giorno il bisogno di essere lavata dal suo Signore, che si apre ai poveri e li riconosce come suo tesoro. Non è retorica. L’ora buia in cui siamo è figlia di un’umanità che ha eletto a suo Signore il mercato, il denaro, la tecnologia: a questa umanità serve riscoprire che la vera forza sono i volti degli uomini e delle donne che la abitano. La Chiesa che elegge i poveri a suo tesoro può diventare strumento per bonificare questa umanità di diseguaglianze, di ingiustizie, di desolazioni. Una Chiesa serva dei poveri dà equilibrio al mondo”.

“Cara Chiesa di Trento – conclude la sua omelia don Lauro -, siediti a tavola con il tuo Signore e poi alzati e mettiti a servizio dei poveri. Buona strada Chiesa di Trento: non aver paura di scegliere i poveri come tuoi compagni di viaggio”.

La Festa della Dedicazione richiama il valore dell’unità diocesana attorno alla chiesa dedicata al patrono San Vigilio e in cui trova posto la cattedra episcopale. È simbolo della sinodalità della comunità cristiana attorno al proprio pastore.