La Chiesa di Trento si appresta a vivere con particolare intensità la prossima beatificazione di Alfredo Dall’Oglio, nativo di Borgo Valsugana, emigrato con la famiglia a Parigi all’età di tre anni nel 1924, attivo nella JOC (Gioventù Operaia Cattolica) e martire per la fede nel 1944, nel campo forzato di Wuhlheide (Berlino).
Alfredo sarà proclamato beato a Parigi sabato 13 dicembre 2025 nella cattedrale di Notre-Dame insieme ad altri 49 francesi, morti durante la Seconda Guerra Mondiale e tutti riconosciuti martiri in odio alla fede.
Come celebrare il futuro beato (sussidi)
La prossima beatificazione del conterraneo Alfredo Dall’Oglio non sarà solo un evento straordinario per l’intera Diocesi di Trento, ma un’opportunità provvidenziale da cogliere per due buoni motivi.
È anzitutto occasione per un annuncio evangelico proposto con il linguaggio della testimonianza, e perciò stesso efficace, se è vero che “l’uomo d’oggi presta più attenzione ai testimoni che ai maestri” (Paolo VI) . La beatificazione di Alfredo offre uno stile di coerenza cristiana, mite e audace allo stesso tempo, che può parlare non solo ai giovani ma alle persone di qualsiasi età.
Inoltre, dato il contesto culturale (e politico) che caratterizza il nostro tempo, nel quale sembrano “riemergere antichi fantasmi di un nefasto passato”, questo evento è a suo modo un allarme che la Chiesa – per il compito di sentinella che le spetta – deve giustamente lanciare, e lo può fare con l’unico linguaggio di sua competenza: non quello della politica, bensì della testimonianza.
Alla Diocesi sono offerti alcuni sussidi predisposti da don Piero Rattin e in particolare:
– una veglia di preghiera con guida di un ministro ordinato o di un laico;
– alcune proposte per l’animazione della S. Messa della III domenica di Avvento;
– l’immagine di Alfredo Dall’Oglio da esporre all’ingresso delle chiese e che sarà in distribuzione al ritiro dei preti giovedì 11 dicembre p.v. all’Oratorio del Duomo oppure al Vigilianum a partire da Mercoledì 10 dicembre p.v.
Un recital per Alfredo
Approda martedì 9 dicembre a Trento, nella chiesa di San Francesco Saverio alle ore 20.30 il recital dedicato alla riscoperta del futuro beato trentino Alfredo Dall’Oglio, nato a Borgo Valsugana, emigrato a tre anni con la famiglia a Parigi, e morto nel 1944 a soli 23 anni nel lager di Wuhlheide, vicino a Berlino, vittima dell’odio alla fede.
La serata, dedicata alla figura del giovane martire trentino, inizierà alle ore 20.30 con ingresso libero, offrendo al pubblico l’occasione di conoscere da vicino la sua storia.
Il recital (già andato in scena a Borgo lo scorso anno, nel capoluogo a maggio e di recente Rovereto) è ideato e narrato da don Piero Rattin, autore del testo; l’interpretazione di Alfredo – attraverso alcune sue lettere – è affidata a Giacomo Anderle, affiancato da Camilla Da Vico, mentre la parte musicale sarà curata da Alessandro Martinelli.
Biografia di Alfredo
Alfredo nacque a Borgo Valsugana il 6 luglio 1921. La sua famiglia, molto povera ma profondamente cristiana, come molte altre intraprese la dura strada dell’emigrazione, dirigendosi verso la Francia. Si stabilì in una cittadina alla periferia Est di Parigi. Alfredo frequentò le scuole primarie, poi iniziò le commerciali, che tuttavia interruppe ben presto a causa delle difficili condizioni economiche. Frequentava abitualmente l’Oratorio e la Parrocchia, dove ricevette i sacramenti dell’iniziazione cristiana.
Ancora adolescente entrò nel mondo del lavoro: fu assunto in qualità di assistente-preparatore in una farmacia delle vicinanze, dove ebbe modo di entrare in contatto con un medico ebreo fuggito dalla Germania nazista. Grazie a questa conoscenza iniziò a comprendere come fosse pericolosa l’ideologia nazista e quanto fossero nefasti i suoi orrori.
La JOC
Entrò a far parte della Gioventù Operaia Cattolica, associazione presente in molti ambienti di lavoro francesi. Grazie alla sua capacità di riflessione, al suo spirito d’iniziativa e all’ascendente che aveva sui suoi compagni lavoratori, dopo qualche anno Alfredo divenne dirigente federale di quest’associazione cristiana per tutta la zona Est di Parigi.
Durante la Seconda Guerra Mondiale molti operai tedeschi dovettero lasciare il lavoro per andare a combattere al fronte; il regime nazista allora obbligò un gran numero di lavoratori stranieri a prendere il loro posto nelle fabbriche della Germania. Il 3 marzo 1943 anche Alfredo dovette partire; venne impiegato come operaio in una fabbrica di colori e vernici nei pressi di Berlino.
L’apostolato in Germania
Dopo il suo arrivo, partecipò attivamente all’avvio e all’animazione dell’Azione Cattolica clandestina, presente tra gli operai francesi. Fu presto responsabile dell’Associazione di tutto il territorio Nord-Est di Berlino. Il suo impegno si concretizzò anche nella nascita della “Gioventù che reagisce”: un gruppo di resistenza, che trovava la propria forza nella fede e nella preghiera. Collaborava con i preti operai clandestini, organizzava incontri di spiritualità e di svago, celebrazioni di sante Messe in luoghi nascosti e appartati, si prendeva cura dei compagni ammalati o feriti nei bombardamenti. Il regime nazista tuttavia non tollerava quest’attività, poiché era in totale contraddizione con la sua ideologia. Il 12 marzo 1943 emanò un decreto con il quale dichiarava fuori legge l’Azione Cattolica dei lavoratori francesi in Germania.
L’arresto, le sevizie, la morte
Il 6 giugno 1944 Alfredo fu arrestato dalla Polizia Nazista con altri 15 capi cattolici di Berlino: fu sottoposto a lunghi interrogatori accompagnati da brutalità e sevizie d’ogni specie. Dopo alcuni mesi di carcere, fu trasferito nel lager di rieducazione di Wuhlheide, creato appositamente per dissuadere gli operai dal continuare qualsiasi forma di resistenza. In quel lager Alfredo subì interrogatori, torture, fu più volte pestato di botte, tanto da averne – lui, allegro per natura – il morale totalmente fiaccato. In questo naufragio di forze umane, restava aggrappato a Dio con un’incessante preghiera silenziosa. Dopo un’ultima notte di delirio, ricevuta l’assoluzione dal prete operaio suo compagno di prigionia, Alfredo morì il 31 ottobre 1944.
Papa Leone XIV ha riconosciuto il suo “martirio in odio alla fede” – e con lui di altri 49 suoi compagni – aprendo così la strada alla loro beatificazione.




