Venerdì Santo, in cattedrale la celebrazione della Passione e Morte di Gesù. Vescovo Lauro. “L’opposto della morte non è la vita, ma l’amore”

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“La morte ha a che fare con l’amore, prima ancora che con l’ultimo respiro. Nel testo di Giovanni il morire di Gesù è ‘gloria’, ‘vittoria’. L’Uomo della Croce, anche nell’ultimo respiro, resta saldamente e pienamente radicato nell’amore. L’opposto della morte non è la vita, ma l’amore. In questo momento così intenso di silenzio vi invito ancora una volta a contemplare il morire di Gesù, ad entrare in quell’incredibile morire per andare a casa con la certezza che la vita senza l’amore è morte, è catena, è prigione”.

Nel Venerdì Santo, le parole dell’arcivescovo Lauro Tisi risuonano nella cattedrale di Trento. Spoglia, come ogni chiesa, di ogni paramento liturgico, per accompagnare il racconto evangelico della salita di Gesù al Golgota, prima di inginocchiarsi – il vescovo per primo, seguito da molti fedeli – davanti al Crocifisso, in adorazione silenziosa.

Nella sua riflessione don Lauro commenta il silenzio di Gesù davanti alla domanda di Pilato: “Di dove sei?” (Gv 19,9). “Il silenzio di Gesù – commenta l’Arcivescovo – è un urlo fortissimo che invita ognuno di noi a frequentare la terra di Dio, dove tutto è nuovo, tutto è sorprendente. In quella terra è impossibile abitare senza gli altri, tanto meno l’essere contro l’altro. Questa è la patria che ci sta davanti e può diventare il nostro oggi“. Un patria che “Dio pone nel nostro cuore” attraverso  lo “struggente desiderio di essere con qualcuno e presso qualcuno”, come a giudizio di don Lauro tutti possiamo verificare costantemente.

La sete di Gesù sulla croce (“Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, disse: Ho sete”, Gv 19,28) per monsignor Tisi è il “compimento del Golgota che ci consegna un uomo assetato”  che “non rivela indigenza ma pienezza di vita. L’amore è continua ripartenza, perenne rilancio. Chi ama è creativo”.

Nel “sangue e acqua” usciti dal fianco squarciato di Cristo, richiamo al Battesimo e all’Eucarestia, “mi permetto di leggere – argomenta ancora Tisi – la dinamica dell’amore che non si dà senza travaglio del parto, senza un coinvolgimento di sé dove la bellezza e l’ebbrezza del dono fa i conti con la disponibilità ad assumersi la fatica di una fedeltà perseverante e coltivare il desiderio di essere gli uni per gli altri fratelli e sorelle”.

La conclusione della meditazione dell’Arcivescovo nel Venerdì Santo è un appello personale: “Uomo e donna, che conosci l’amarezza della vita, che assapori la tentazione di abdicare al dono di te, che sei piegato dalla fatica, non avere paura! L’Uomo della Croce, morendo, ci ha donato lo Spirito senza misura. Il suo modo di vivere, il suo dono può diventare la tua vita, il tuo dono”.

In serata monsignor Tisi guiderà la Via Crucis nella basilica di S. Maria Maggiore (ore 20.30).

FOTO ZOTTA

Domani, sabato Santo (8 aprile) alle ore 21.00 la Veglia pasquale, la celebrazione più solenne dell’anno liturgico. In essa la Chiesa, anche attraverso una ricca simbologia (la benedizione del fuoco, l’accensione del cero simbolo di Cristo, la benedizione dell’acqua, con il battesimo in Cattedrale di tre catecumeni adulti) proclama la risurrezione di Gesù dalla morte.

In tutta la Diocesi saranno complessivamente nove i catecumeni adulti che riceveranno il dono del battesimo durante la Veglia pasquale.

La Domenica di Pasqua (9 aprile) in cattedrale il vescovo Lauro presiederà il pontificale alle ore 10.00.