Chiesa di Trento in festa per il patrono. L’appello del vescovo Tisi: “San Vigilio ci affida il compito di svelare il nome del Dio ignoto”

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“Il nome di Dio è tornato a essere forestiero nella nostra terra“. E’ una denuncia vibrante quella dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, nell’omelia (QUI E IN ALLEGATO TESTO INTEGRALE)  della solennità del patrono San Vigilio, in cattedrale, dopo la processione da S. Maria Maggiore. “A renderlo estraneo contribuisce l’ attuale clima culturale che relega Dio alla sfera personale, al ‘fai da te’, ritenendolo non spendibile sul piano sociale. Ma non dobbiamo nasconderci che l’ estraneità cui siamo approdati va ricercata anche nelle nostre comunità cristiane alle prese con comportamenti che finiscono per deturpare il volto di Dio“.  Tisi parla di “stanca narrazione di principi etici, gesti rituali senz’anima”, comunità segnate da “relazioni affaticate e conflittuali,  amplificate anche dall’ambiente digitale, dove gli stessi cristiani non mancano di accusarsi e delegittimarsi a vicenda“. San Vigilio, padre riconosciuto della nostra Chiesa, ci provoca a una nuova ripartenza”, sottolinea però don Lauro, richiamando l’azione evangelizzatrice dei martiri d’Anaunia che avvenne, come attesta San Vigilio a San Giovanni Crisostomo, con “ordine” e “tranquillità”. “San Vigilio affida nuovamente il compito di svelare il nome del Dio ignoto. Con ‘ordine’: abitando con fedeltà quest’ ora della storia che resta storia santa, storia di salvezza. Con ‘tranquillità’: abbandonando la logica emergenziale che porta a denunciare i mali dell’ ora presente, senza assumerne la responsabilità”.  Poi il vescovo di Trento incalza:  “Sbagliarsi su Dio è il peggio che ci possa capitare. Perché sbagliarsi su Dio, è sbagliarsi sull’uomo e sul mondo”,  e indica in Gesù e nella fedeltà al quotidiano di Nazaret un “Dio che è chances, opportunità straordinaria per rendere più umana e vivibile la nostra storia”. Rilanciando gli stimoli della sua Lettera alla comunità “Come goccia”, scritta in occasione della festa patronale (vedi comunicato di ieri),  l’Arcivescovo auspica “uomini e donne abitati dal silenzio”, “liberati dalla maledizione dell’utile, dell’esistere ‘in funzione di’”. E conclude: “Non abbiamo alternative. Serve una Chiesa che si alimenta all’Eucarestia e si china sui poveri, suo vero tesoro”.

Al momento dell’offertorio l’Arcivescovo ha ricevuto dal sindaco Alessandro Andreatta il dono dell’ampolla con l’olio che alimenta la lampada davanti all’urna con le reliquie di San Vigilio . Dopo la comunione ha benedetto il “pane di San Vigilio”, offerto dall’Associazione panificatori e distribuito poi in piazza al termine della celebrazione. Prima della benedizione, monsignor Tisi ha fatto dono ai presenti della sua nuova Lettera alla Comunità intitolata “Come goccia“, consegnandola simbolicamente nelle mani dei rappresentanti delle istituzioni, a cui è andato anche un grazie accorato per il loro servizio.

Ad animare la liturgia, concelebrata dal vescovo emerito Bressan, il coro della cattedrale, arricchito da alcuni componenti del coro parrocchiale di Spiazzo Rendena (la cui chiesa è intitolata a San Vigilio) diretti da Paolo Delama e accompagnati dall’organo di Stefano Rattini e da un tradizionale quintetto di ottoni.

FOTO GIANNI ZOTTA

Il sindaco Andreatta consegna l’olio per la lampada di san Vigilio

Mons. Tisi consegna la Lettera alla comunità

 

La distribuzione del pan di san Vigilio