Preti a confronto nel post-Covid: al via un’operazione ascolto nel clero trentino. Vescovo Lauro: “Torniamo a dare del ‘tu’ a Dio”

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Una “chiamata a prendere in mano i fondamentali del nostro essere preti”. L’arcivescovo Lauro la definisce così, con sintesi efficace, l'”operazione ascolto” illustrata a circa 150 preti trentini nella mattinata di giovedì 8 ottobre a Trento, nell’aula magna del Collegio Arcivescovile.  Si tratta di un percorso articolato, a partire dall’autunno, in incontri diocesani ma soprattutto in piccoli gruppi sul territorio per provare a rielaborare, anche con l’aiuto di facilitatori del dialogo, questa particolare stagione storica, pesantemente segnata dall’emergenza Covid e, prima ancora, dagli effetti della secolarizzazione. Il lavoro, su di sé e di gruppo, confluirà poi in primavera in una “fotografia” complessiva dello sguardo del clero trentino sull’essere preti oggi e sulla situazione pastorale. Artefice principale della proposta – sotto lo sguardo vigile del vicario per il clero don Ferruccio Furlan – la commissione diocesana per la formazione del clero, i cui componenti – dopo alcune provocazioni in video del pastoralista-catecheta fratel Ezio Biemmi (QUI LINK A INTERVISTA INTEGRALE) – si sono alternati sul palco dell’Arcivescovile per offrire motivazioni diverse (per età e competenze) e una traccia dei possibili temi dell'”operazione ascolto”.

Alla chiave biblica della “ricostruzione” offerta da don Stefano Zeni (direttore ISSR Guardini) che da un lato cita il profeta Isaia (ricordando che Dio non cala soluzioni ma chiede la piena collaborazione umana) e in altra chiave riprende l’architetto Renzo Piano (con l’ammissione che per ricostruire serve un’idea e un cantiere, oltre a saper abitare la città), fanno eco le “provocazioni” dei preti giovani con don Massimiliano Detassis (cappellano in Fiemme): “Vorremmo essere presbiterio capace di vivere la quotidianità, non chiesa estranea alla vita della nostra gente”. Don Augusto Angeli (parroco in Paganella) ripercorre – con il filtro dell’esperienza che si mescola alla fatica dei preti “diversamente giovani” – le tappe della vita della Chiesa trentina dal Vaticano a papa  Francesco (con quelle “costituzioni sinodali – denuncia – perse per strada”), mentre lo storico don Severino Vareschi (parroco a Trento, Sant’Antonio) ricorda alla platea (disposta con rigoroso distanziamento) che siamo di fronte, con lessico “bergogliano”, a un cambiamento d’epoca espresso in parole come secolarizzazione, post-moderno, pluralismo religioso, credere senza appartenere. “Serve – sottolinea con energia – un linguaggio adeguato per annunciare il Vangelo all’uomo d’oggi. Ma quale idea di Dio? Quale idea di Chiesa? Il Regno di Dio – argomenta don Vareschi –  resta la categoria fondamentale: significa immersione in umanità, storia, lavoro, famiglia, sofferenza, cultura”. Al catecheta don Rolando Covi (allievo di Biemmi e  pure lui parroco a Rovereto e in Vallarsa) il compito di dettare suggerimenti sul metodo di lavoro dell'”operazione ascolto” che dovrà privilegiare un registro narrativo (il “taglio della mattinata ne è l’esempio), provando a raccontare se stessi e a rileggere il contesto pastorale. “I lavori di gruppo (consegnati a un verbale) saranno poi esaminati – chiosa don Covi – dalla commissione con l’aiuto di esperti”. E’ infine don Duccio Zeni (parroco Mattarello) a indicare le icone bibliche tratte dagli Atti degli Apostoli che faranno da sfondo agli incontri: l’Ascensione, lo storpio presso la porta bella, l’incontro tra Filippo e l’eunuco etiope, Paolo ad Atene. 

Larcivescovo Lauro raccoglie e rilancia la ricchezza degli stimoli proposti dai confratelli:  “Ringrazio lo Spirito Santo, prima ancora che la Commissione”, esordisce. Rammenta come l’iniziativa parta dal disagio raccolto tra i preti giovani, che s’incrocia con quello di altri preti talora disorientati e affaticati. “Il mio sogno è che questa operazione possa portare quest’anno ad ascoltarci, per poi progettare un’azione pastorale più evangelica e più umana. Cerchiamo di non snobbare l’occasione. Se lo Spirito ci ha guidati fin qui, non mancherà di continuare ad accompagnarci. La fatica sarà scoperta di gioia”.

Guardando all’emergenza sanitaria, monsignor Tisi rileva “il rischio di vivere questo momento come una parentesi da cui sperare di uscire presto. In realtà siamo davanti al kairos, questo è tempo benedetto. non esiste tempo maledetto. È tempo di guardare con occhi di meraviglia quello che lo Spirito urla alla Chiesa. Dio può essere tuo baluardo, è la tua roccia. Potremmo passare dalla religione dell’impianto etico, dal Dio della norma a un Dio che è la mia compagnia, a cui possiamo dare del ‘tu’ dicendo ‘tu sei con me’”.

L’Arcivescovo invita a riconoscere che “rischiamo di idealizzare il pre-Covid: non c’era forse già prima assenza di fiducia nel futuro?”. Bando alle nostalgie, per  guardare ad una Chiesa chiamata a dare fiducia e speranza. “Siamo prigionieri della speranza, non possiamo non sperare. E la Chiesa lo può fare perché la speranza le è stata regalata nella vita, morte e risurrezione del suo Signore. E’ ora di essere uomini della speranza. La via è una sola, abitare la Parola, per raccogliere il sogno di Dio per noi: essere nella gioia. La speranza non è frutto di animi coraggiosi: facciamoci dare la speranza dal nostro Dio. Lo possiamo fare solo tornando ad essere uomini che danno del ‘tu’ a Dio”.

Dall’Arcivescovo ai preti trentini – e di rimando alle comunità a loro affidate – alcune indicazioni operative: “passando – sottolinea – dalla pastorale delle riunioni alla pastorale dei rapporti personali”. Don Lauro ricorda come terreni d’impegno il disagio tra ragazzi e giovani (troppo spesso nascosto, la piaga dei suicidi ne è prova) e le difficoltà legate alla crisi del lavoro. Altro punto chiave: la riscoperta della Parola, già ora filone chiave della pastorale diocesana (Passi di Vangelo, Sulla Tua Parola). Infine, ma non ultima, la forza dell’Eucarestia: “”È un marchingegno? Che spazio ha nella mia esistenza?”.

“Se pensiamo ad un adulto – conclude Tisi – come a chi ha provato i limiti suoi e degli altri e continua a credere e sperare nella vita, allora preghiamo perché possiamo diventare adulti. La partita del Regno è troppo bella per gettare la spugna”.

Un percorso integrato a quello del clero sarà proposto anche ai laici. Se ne parlerà, in prima battuta, nella riunione del Consiglio pastorale diocesano convocata sabato 10 ottobre in Seminario.