Marmolada, il vescovo Lauro Tisi: “E’ il momento del silenzio, della vicinanza, della preghiera”

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Il crollo di domenica 3 luglio sulla Marmolada, col suo carico di vittime, lascia un “vuoto di dolore profondo, che ora esige silenzio“. Lo scrive nel suo editoriale il direttore di Vita Trentina, Diego Andreatta. Il numero del settimanale diocesano oggi in edicola con il titolo “Chiuso per lutto” (con riferimento all’ordinanza che per precauzione vieta l’accesso a tutta la montagna), con l’ausilio anche di un ampio racconto fotografico di Gianni Zotta, il settimanale ricostruisce la tragedia della montagna attraverso le parole dei testimoni oculari del crollo del seracco, le ricostruzioni istituzionali, il racconto emozionato dei primi soccorritori. E raccoglie lo sgomento delle comunità colpite dai lutti con la voce del sindaco di Canazei, Giovanni Bernard (“Ora è il momento del dolore. Faremo ogni sforzo per completare l’attività di ricerca, ma in sicurezza”).

“E’ il momento del silenzio, della vicinanza, della preghiera”, dice l’arcivescovo Lauro Tisi nell’intervista a Vita Trentina, dove invita tutta la comunità a unirsi spiritualmente sabato 9 all’Eucaristia che ha celebrato a Canazei alle ore 18 insieme al vescovo della Diocesi di Vicenza Beniamino Pizziol. “Questo è il momento – davanti all’immensità di questa tragedia incredibile – di spegnere polemiche inopportune per lasciare spazio solo ad un silenzio profondo, partecipe, orante”, afferma mons. Lauro, che in questi giorni è rimasto in stretto contatto con il parroco di Canazei, don Mario Bravin. “Sento quest’inedita situazione come un monito perché dopo quest’evento tragico torniamo a confrontarci seriamente con l’ambiente e i suoi delicati equilibri, rendendoci più consapevoli del dovere personale e comunitario della salvaguardia del Creato”, conclude, rivolgendo un pensiero anche ai soccorritori con la loro dedizione.

Nelle pagine di Vita Trentina la riflessione si allarga poi – con il contributo di pensiero del prof. Giorgio Daidola – sul monito che questa tragedia “imprevedibile” porta con sé rispetto all’innegabile modificazione dell’ambiente dovuta alla crisi climatica, sulle responsabilità dell’uomo rispetto al degrado dei ghiacciai e su come questa tragedia modificherà il nostro modo di andare in montagna.