“Ho imparato che il cristianesimo è vivo”. Padre Giuliani presenta la vasta ricerca sulla storia della catechesi in Diocesi di Trento

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“Ho imparato che l’impostazione catechetica del passato non regge più la sfida odierna di generare battezzati e discepoli missionari. Ma ho anche imparato che il cristianesimo è vivo e continuamente cambia“. Padre Matteo Giuliani, catecheta francescano e accompagnatore fondamentale, da almeno quarant’anni, dei percorsi catechistici della Chiesa trentina, ha introdotto così la presentazione del libro “Catechesi e catechismi in diocesi di Trento nel corso dei secoli“, da lui curato ed edito da Vita Trentina. La presentazione è avvenuta martedì 26 novembre al Polo culturale Vigilianum.

Don Lauro: padre Matteo ha dato tanto alla nostra Chiesa

“Questo testo è un regalo alla Chiesa di Trento. Padre Matteo ha dato tanto alla nostra Chiesa. È un testo di confronto e di ispirazione per l’annuncio di oggi. Pur in un contesto diverso, ci sono costanti che ritornano”, sono state le parole di gratitudine dell’arcivescovo Lauro.

Il libro – come ha illustrato don Severino Vareschi, storico della Chiesa – propone una documentata ricostruzione della lunga storia della catechesi nella Diocesi di Trento, attraversando il contesto sociopolitico e religioso delle varie epoche, le indicazioni di metodo per i catechisti e la riflessione pedagogica che si è andata sviluppando.

Dal Concilio di Trento alla riforma della scuola di Maria Teresa d’Austria, dalla catechesi di una diocesi dell’Impero con i suoi strumenti, all’annessione all’Italia, con scelte originali sulla catechesi e sull’insegnamento della religione, fino alla vigilia del Vaticano II.

Giuliani: cosa ho imparato da questa ricerca

“Ho imparato – ha ribadito nel suo intervento padre Matteo – da una Diocesi che si è dotata dei propri strumenti per l’annuncio della fede, valorizzando in alcuni casi, come don Giovanni Fedrizzi, la narrazione come stile, in controtendenza rispetto alle istanze dottrinaliste dell’epoca”.

“Ho imparato da catecheti che hanno saputo organizzare il proprio pensiero interagendo con le discipline umane come la pedagogia e la psicologia. Ho imparato da una Chiesa che non ha avuto paura ad aprirsi oltre i propri confini, stampando a Trento i migliori prodotti della riflessione francese e tedesca”.

“Ho imparato – ha aggiunto il francescano – da chi non si è rifiutato di dialogare con la cultura e così ha permesso una nuova sintesi della proposta cristiana. Ho imparato – questa la consegna finale di padre Matteo – da chi non ha permesso l’uso della religione da parte della politica. Questo e molto altro ho imparato da questa ricerca. Mi sembrano passi ancora attuali”

Il grazie di Job e Gubert

Beatrice Iob del Servizio Catechesi ha ringraziato per “il tatto e la delicatezza – ha sottolineato – con cui padre Matteo ha accompagnato e accompagna il Servizio catechesi”. Chiara Gubert del Servizio IRC ha ricordato l'”aiuto offerto da padre Matteo nella  valorizzazione e crescita del ruolo degli insegnanti di religione”.

“Studiare la storia – ha concluso Gubert – è seminare un albero. Solo chi ha radici nel passato può guardare con speranza al futuro. Il testo di padre Matteo nell’anno giubilare consegna una prospettiva di speranza”.