A Passi di Vangelo, giovani e vescovo davanti alla morte di Gesù: “É divino impedire all’odio di decidere la tua vita”

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La morte di Gesù e la constatazione del centurione “Davvero costui era il Figlio di Dio!” nel brano di Matteo (Mt 26,45 -61)  hanno offerto lo spunto per la meditazione del vescovo Lauro davanti ai giovani di Passi di Vangelo, lo scorso 17 febbraio nella chiesa del Collegio Arcivescovile di Trento (e in diretta streaming audio) sul tema “Oltre la fine”.

“Credere all’amore o lasciare campo all’odio?”

“Come può un uomo che muore essere accreditato come Dio?  si chiede don Lauro, facendo notare come il soldato romano, pur abituato a certificare morti in serie, percepisca nel morire di Gesù “qualcosa di nuovo“. “Il centurione – spiega l’Arcivescovo – vede che questo mix di violenza, di urla, di disprezzo non hanno piegato il cuore di quell’uomo. L’odio non entra in Lui, Egli continua a rimanere aggrappato all’amore, ad essere irriducibile su questo terreno. Questo è divino: tenersi alla larga dall’odio, impedire dall’odio di decidere la tua vita!“. “Questa sera – rilancia dunque monsignor Tisi – veniamo sfidati da questa scelta: credere all’amore o lasciare campo alla rivendicazione, alla ritorsione, all’odio? Chi è vincente?”.

Le voci della “Casa Famiglia” di Rovereto per vincere la “morte relazionale” 

Sulla bellezza del  credere all’amore, ai giovani di Passi di Vangelo era arrivata una conferma in apertura dell’incontro grazie alla testimonianza di Antonio Caproni, che insieme alla moglie Sonia anima la “Casa Famiglia” di Rovereto, dove vengono accolte persone in situazione di bisogno per offrire loro un po’ di speranza. “In tanti anni – racconta Antonio abbiamo incontrato la morte economica, alimentare, perché è vero che non di solo pane vive l’uomo, ma l’uomo senza pane non è più uomo. Abbiamo visto la morte per malattia. Ma c’è una morte trasversale ed è quella relazionale: per chi vivo io? A chi interessa la mia vita? A chi appartengo?”. Caproni rilancia la testimonianza di uno degli ospiti che si è sentito accolto a “Casa Famiglia” arrivando un giorno, ormai trentenne, a dire: “Che bello tornare a casa e vedere che c’è qualcuno che mi aspetta e che vuole che io torni a casa. Anzi qualcuno che ha bisogno che io torni a casa e questa è una sensazione che non ho mai avuto in trent’anni”.

TESTO INTEGRALE MEDITAZIONE VESCOVO LAURO

RIASCOLTA L’INCONTRO: