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Leone XIV: “I poveri non sono un problema sociale, ma la stessa carne di Cristo”. Pubblicata l’esortazione “Dilexi te”

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“La condizione dei poveri rappresenta un grido che, nella storia dell’umanità, interpella costantemente la nostra vita, le nostre società, i sistemi politici ed economici e, non da ultimo, anche la Chiesa”. Così Leone XIV apre l’esortazione apostolica Dilexi te, documento che raccoglie e amplia le riflessioni che Papa Francesco stava preparando negli ultimi mesi della sua vita sulla cura della Chiesa per i poveri e con i poveri, in continuità con l’enciclica Dilexit nos.

Il nuovo Pontefice con un passato missionario rilancia così il sogno espresso da Francesco subito dopo la sua elezione: “Ah, come vorrei una Chiesa povera per i poveri!”.

Le radici della povertà e il grido di allarme

“Dobbiamo impegnarci sempre di più a risolvere le cause strutturali della povertà”, scrive Leone XIV, denunciando come “la mancanza di equità sia la radice dei mali sociali”. Molte volte i diritti umani “non sono uguali per tutti” e, avverte, “o riconquistiamo la nostra dignità morale e spirituale o cadiamo come in un pozzo di sporcizia”.

Il Papa sottolinea che l’impegno della Chiesa, pur cresciuto negli ultimi decenni, resta “sempre insufficiente” davanti alle vecchie e nuove forme di povertà, con un’attenzione particolare alla condizione delle donne, “doppiamente povere” perché vittime di esclusione e violenza.

La Chiesa delle beatitudini

“La Chiesa deve essere la Chiesa delle beatitudini”, afferma Leone XIV, richiamando le prime comunità cristiane: sì alle opere di misericordia, no a relazioni guidate dal calcolo e dal tornaconto. “La carità non è un percorso opzionale”, aggiunge, richiamandosi a figure come Sant’Agostino, San Benedetto e San Francesco d’Assisi, “icona di una primavera spirituale” fondata sulla spogliazione.

Migranti, carcerati ed esclusi: Cristo nei volti dei poveri

Nel testo trovano spazio anche i migranti, “presenza viva del Signore”, e i detenuti, al centro da sempre dell’attenzione della Chiesa. Citando Papa Francesco, Leone XIV ricorda i quattro verbi che orientano la pastorale delle migrazioni – “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” – validi non solo per rifugiati e profughi, ma per “tutti gli abitanti delle periferie esistenziali”.

“Chiunque, perfino il nemico, si trovi in difficoltà, merita sempre il nostro soccorso”, sottolinea il Papa, che definisce la carità “una forza capace di cambiare la realtà, un’autentica potenza storica di cambiamento”.

La denuncia di un’economia che uccide

Sulla scia del magistero di Francesco, Leone XIV torna a denunciare “la dittatura di un’economia che uccide”, segnata da squilibri crescenti: “mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si allontanano sempre più dal benessere di questa minoranza felice”.

Il Papa mette in guardia dalle ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, imponendo “una nuova tirannia invisibile e implacabile”. “La dignità di ogni persona umana dev’essere rispettata adesso, non domani”, insiste il Pontefice.

I poveri come maestri

Per Leone XIV, i poveri non sono “un problema sociale”, ma “una questione familiare”: “Sono dei nostri”. Guardarli significa specchiarsi nella precarietà della vita e recuperare umiltà. “I poveri possono evangelizzarci – scrive – perché ci fanno riflettere sull’inconsistenza del nostro orgoglio aggressivo”.

L’opzione preferenziale per i poveri, conclude il Papa, “è determinante”, perché “i poveri, per i cristiani, non sono una categoria sociologica, ma la stessa carne di Cristo”.

Fonte di riferimento: Agensir

Foto di Dulana Kodithuwakku su Unsplash e Vatican Media/SIR