Pandemia e migranti, Centro Astalli chiama a confronto sindaci di Trento e Rovereto con vescovo Lauro: “E’ l’ora dei poveri. Ci siamo scordati di loro”

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“In questo tempo difficile, non siamo diventati più egoisti, siamo diventati più smemorati. Concentrati su noi stessi, ci siamo scordati dei poveri. Dobbiamo incontrarci, legarci, agire insieme. Adesso è la nostra ora: è l’ora dei poveri. Dobbiamo riscoprire la bellezza del ‘noi’ e la cultura della comunità.” Così si è espresso l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi durante il confronto “Ai margini della pandemia” (sulla marginalità e in particolare l’emergenza migranti nel contesto della pandemia), confronto promosso dal Centro Astalli di Trento (Gesuiti) e che ha visto protagonisti, oltre a monsignor Tisi, il sindaco di Trento Franco Ianeselli, il sindaco di Rovereto Francesco Valduga e il presidente di Astalli Trento Stefano Graiff. Il dibattito – nella significativa location della mensa dei frati cappuccini a Trento ,  andato in onda mercoledì 14 aprile su RTTR  e in streaming sul sito dell’emittente e sui canali social del Centro Astalli.

Vescovo Tisi con Graiff (Astalli)

Sindaco Ianeselli: “Con la pandemia, quelli che chiamiamo ‘gli invisibili’, le persone che vivono ai margini della nostra società, sono diventati più visibili. Li vediamo di più nelle nostre città e c’è anche tanta gente che ne ha paura. Io questa paura la capisco, ma penso che non possiamo dimenticarci che queste persone sono, appunto, persone. È nostro dovere pensare a loro e trovare delle soluzioni tempestive ed efficaci.”

Sindaco Valduga: “In una città come la nostra, insignita del titolo città della Pace, non posso pensare che resti qualcosa di intentato per assicurare i diritti alle persone, a tutte le persone. Dobbiamo puntare ad una accoglienza non assistenzialista, ma generatrice di futuro.”

Il presidente del Centro Astalli Trento Stefano Graiff: “Si parla spesso di migranti come numeri. Questo mi fa venire in mente l’abitudine, nei campi di concentramento, di dare un numero agli ebrei, togliendo loro il nome. Significava: tu sei massa, non sei persona. Dobbiamo invertire la rotta, puntare su un’accoglienza diffusa, che parta dalla storia delle persone, dai loro bisogni, dalle loro individualità. Solo così i migranti possono essere visti come la risorsa che sono per la nostra comunità.”

Il dibattito ha preso spunto dalle domande rilanciate dal libro “La trappola del virus” (ed. Terra Santa) scritto dal gesuita Camillo Ripamonti (presidente nazionale del Centro Astalli) insieme alla politologa Chiara Tintori.

Ampio resoconto del dibattuto è pubblicato sull’ultimo numero del settimanale Vita Trentina.

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