Un Natale segnato dal contrasto tra potere e fragilità, tra chi “conta” e chi sceglie di amare.
Nell’omelia della Natività di Gesù – questa mattina in Cattedrale (con diretta streaming, su Telepace Trento e Trentino TV) – l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi ha posto al centro l’immagine di un Dio senza casa, che nasce in una mangiatoia e rivoluziona la storia non con la forza ma con l’amore.
Richiamando le parole di Roberto Benigni nel suo tecente monologo su Pietrr, Gesù è descritto come una rivoluzione radicale, capace di “spaccare in due la storia” e di introdurre una legge nuova: la legge dell’amore, opposta a ogni logica di dominio.
Don Lauro si sofferma su simbolo della tenda, dimora di un “Dio senza casa, migrante, in fuga”, segno di un amore che non possiede ma si espone, accetta il rischio, lascia spazio all’altro. “Amare, infatti, – argomenta monsignor Tisi – è correre il rischio di non avere casa, perché scegli di avere come dimora il volto dell’altro”, per accoglierlo nella sua novità e addirittura accettarne il rifiuto”. Questo per don Lauro è “l’amore libero e non tossico, che non uccide ma fa vivere. Dio solo sa – denuncia Tisi – quanto le nostre relazioni hanno bisogno di essere sanate da questo amore!”
L’Arcivescovo allarga poi lo sguardo per ribadire il rifiuto della violenza come soluzione ai problemi:” Guerra e violenza non vincono mai: perdono sempre. Il loro salario è disperazione, solitudine e morte”.
Nel solco del magistero del cardinale Carlo Maria Martini, don Lauro fa risuonare l’appello a “ripartire da Dio”, entrando idealmente con i pastori nella grotta di Betlemme e abbandonando l’illusione di salvarsi da soli.
Il messaggio conclusivo è netto: la vera forza non sta nell’ingrandire l’ego, ma nel ritrarsi, come fa Dio nel Bambino di Betlemme. Una scelta che “libera energie, genera futuro, spaccando il guscio mortale della solitudine”.
FOTO ZOTTA
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