Messa in memoria di Santa Bakhita. “Monito contro lo sfruttamento della donna e per una sua autentica valorizzazione nella Chiesa”

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Un grande impegno contro lo sfruttamento della donna e per la sua autentica valorizzazione dentro la Chiesa. È l’auspicio che diventa preghiera nella Messa in cattedrale a Trento martedì 8 febbraio nella memoria della canossiana Santa Giuseppina Bakhita, Giornata mondiale contro la tratta.

Un anniversario che l’arcivescovo Lauro annuncia – ai molti presenti e in diretta streaming – di voler celebrare ogni anno con la Messa in Duomo. “Per mettere a fuoco – sottolinea – il dramma dello sfruttamento delle donne e la barbarie della tratta”. “Preghiamo – aggiunge nel saluto introduttivo – perché possiamo, come santa Bakhita, avere il coraggio di una interpretazione del Vangelo radicale, che ci dia la forza di cambiare lo stile, il cuore dell’uomo, all’origine di tanta sofferenza sulle donne”.

Ed è proprio l’eco del Vangelo di Luca “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano” a risuonare poco dopo in cattedrale. Parole che nell’omelia don Lauro definisce la “biografia di Dio che Gesù ci ha mostrato con la sua umanità”. Parole che tuttavia “faticano a prendere dimora presso i cristiani, restano slogan ideale ma quando si scende sul terreno del quotidiano perdono forza e sembrano relegate anche nella Chiesa allo spazio dell’impossibile”.

“Nelle Chiesa – denuncia monsignor Tisi – siamo arrivati a produrre violenza e giustificarla in nome di Dio. Oggi possiamo dire che anche nel vissuto delle nostre comunità, nelle nostre relazioni quotidiane, coltiviamo rancori, odi, invidie. E nessuno si salva. Ci fa bene confrontarci con la vita di santa Bakhita, perché lei dimostra che questa pagina evangelica è praticabile e chi la partica acquista delle potenzialità inaudite. Santa Bakhita ha subito umiliazioni di ogni tipo, ma non ha mai dato spazio all’odio e al rancore: è un’icona di Gesù di Nazareth

Don Lauro ricorda i trascorsi trentini di Santa Bakhita (soggiornò a Coredo, dove è presente una comunità canossiana) ed aggiunge: “Più la conosco e più mi appare nella sua straordinaria forza.  In questo momento mentre ci apriamo ad altri mondi e ad altre storie, questa santa può essere provocazione a sentire che l’accoglienza di migranti di altri popoli e culture non è qualcosa che possiamo fare, ma essenziale per dar sangue nuovo alla nostra Chiesa”, come dimostrano anche in cattedrale presenze africane, indiane, filippine. “Siamo sempre più Chiesa dei popoli”.

L’arcivescovo Tisi invita poi a prendere atto della “tratta delle donne e più in generale dello sfruttamento sessuale del loro corpo e della violenza che ogni giorno si perpetua nei loro confronti: non passa giorno che non registriamo un femminicidio”. Di qui l’appello: “Chiesa di Trento non puoi più dire che sul tuo territorio non avviene lo sfregio delle donne. Apriamo lo sguardo sui clienti della prostituzione che non entrano mai nella cronaca e dicono un disagio profondo: è una piaga anche del Trentino! E non chiamiamoli clienti, ma sfruttatori! “

Infine la necessità per la Chiesa di valorizzare fino in fondo la donna. “Francesco – rimarca don Lauro – ha compiuto scelte importanti come la nomina di una donna sottosegretario del Sinodo dei vescovi, ma sono le Chiese locali a doversi chiedere che posto hanno le donne nella Chiesa. Appena la pandemia lo consentirà, vorrei ripensare il ministero del lettorato e dell’accolitato reso accessibile alle donne dal recente motu proprio del Papa”.

“Santa Bakhita – conclude l’arcivescovo di Trento – ci aiuti a sognare: nel volto di chi viene dal mondo vediamo ancora tanto sogno. Penso ai tragici viaggi dei migranti impantanati nei Balcani:  quegli uomini sfigurati sognano e sperano e sono provocazione per tutti noi dell’Occidente seduti, tristi, senza speranza.

La Messa è stata animata dal coro di Gardolo. Al termine della celebrazione ha preso la parola suor Daniela Rizzardi delle suore canossiane che dopo aver ringraziato l’Arcivescovo ha ricordato la presenza in chiesa di rappresentanti del Centro Astalli e del Centro Italiano Femminile che operano a difesa della donna e contro la tratta.