“Liberi dallo spirito impuro diventiamo vita bella e canto evangelico”: la messa di domenica 31 gennaio in Cattedrale col vescovo Lauro

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All’inizio della messa di domenica 31 gennaio, in Cattedrale a Trento, il vescovo Lauro ha voluto ricordare le persone più povere: “Non possiamo celebrare l’eucaristia -le parole di Tisi- senza pensare ai tanti uomini, donne e bambini dei Balcani, migranti bloccati nel freddo, senza mangiare e senza vestiti; senza dimenticare i popoli nella guerra. In questa domenica chiediamo il dono della compassione, del farci solidali con i poveri, perché questo è il modo migliore per disporci a celebrare il gesto eucaristico”.

L’arcivescovo all’omelia ha poi riflettuto sul brano evangelico: “Lo spirito impuro -ha detto- è esegeta e teologo: vuol convincere l’uomo che il Santo di Dio è la nostra rovina. Prende questa conoscenza per convincerci che Gesù è la nostra rovina. Per questo papa Francesco dice ripetutamente che non bisogna agganciare il dialogo con il maligno. Allo stesso modo, si può andare a messa, ascoltare la Parola di Dio, pregare, magari fare anche un po’ di volontariato, ma considerare Gesù la nostra rovina. La testa dice che è il nostro salvatore, la forma liturgica dice che noi siamo in linea con questa convinzione, perfino i gesti appaiono evangelici, ma c’è il rischio che in realtà questa sia un’apparenza, e nel profondo consideriamo Cristo la nostra rovina. E’ una questione che riguarda il nostro profondo, dentro di noi, e per questo Gesù ci mette in guardia quando dice che è dal nostro profondo che escono le intenzioni cattive”.

Come accorgerci dunque che il maligno è in azione, ed evitare che prenda campo? “La spia che ci avvisa che stiamo camminando in direzione sbagliata -ha concluso Tisi- è quando sentiamo fastidio per il bene. Invochiamo il dono dello Spirito perché ci tenga lontani dalla malvagità interiore, che ci spinge a considerare il Vangelo un’opzione perdente. Liberàti dallo spirito impuro potremo diventare vita bella, un canto evangelico, vita attraversata dalla gioia del dono”.