“Lasciamoci provocare dai malati”

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La Messa per la Giornata con il vescovo in S. Maria Maggiore

Echi dalla Giornata mondiale del malato di domenica 11 febbraio. L’arcivescovo Lauro ha guidato la celebrazione della S. Messa sabato 10 nella basilica di in S. Maria Maggiore su iniziativa della pastorale ammalati. Ecco la cronaca:

“Se vuoi, puoi purificarmi”. La forza del grido, nato dalla sofferenza, e la fiducia con cui il lebbroso si rivolge a Gesù fanno sì che la sua invocazione non cada nel nulla: muovono a compassione Gesù, che, “toccato” dalla sorte del fratello, lo “tocca” a sua volta, restituendogli la salute.

È il messaggio emerso con intensità nel corso della celebrazione presieduta dall’arcivescovo Lauro in occasione della XXVI Giornata Mondiale del Malato, sul tema “Ecco tuo figlio … Ecco tua madre. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé” (Gv 19, 26-27), sabato 10 febbraio nella chiesa di S. Maria Maggiore, a Trento. “Il lebbroso vive l’esperienza angosciante dell’isolamento e della solitudine – ha esordito monsignor Tisi nell’omelia -: con la sua richiesta, è l’icona dell’umanità e di ognuno di noi poiché ogni uomo e donna conosce il bisogno di essere guarito, di essere felice, di trovare risposta alla domanda di vita che porta nel cuore, domanda che a volte diventa grido di struggente sofferenza perché non trova risposta”. Ciò che caratterizza quest’uomo, colpito nel fisico, è tuttavia un atteggiamento di grande fiducia e al suo “se vuoi”, Gesù risponde “lo voglio”: parole rivolte anche a noi, adesso, ha sottolineato don Lauro, con le quali dice che chi ricorre a lui con fiducia e decisione, e con la speranza di incontrarlo, sperimenta la certezza della sua presenza misericordiosa.

Ma dove trovare risposta alla domanda di vita e di senso? “Il Signore ci vuole felici – ha proseguito don Lauro -, e la condizione per assaporare questo suo desiderio è fare nostro il comportamento del lebbroso: questo è il punto dolente perché nel nostro agire quotidiano ci fidiamo di noi stessi e di tutti tranne che di lui. Crediamo di essere autosufficienti, lasciamoci provocare dai malati”. L’arcivescovo ha poi chiesto di pregare per i cristiani perseguitati nel Pakistan, affinché il loro ricordo diventi sprone a vivere con più decisione la nostra esperienza di fede e la celebrazione si è conclusa con la recita della preghiera del malato. (p.n.)

NELLA FOTO ZOTTA IL GIUBILEO DEI MALATI NEL SETTEMBRE 2016