L’Arcivescovo fra i sacerdoti anziani della Casa del Clero: “Siamo in salute, quando amiamo i fratelli. Anche se palestrati possiamo essere deboli”

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Nella Giornata del Malato l’arcivescovo Lauro Tisi ha trascorso il pomeriggio presso la Casa del Clero, dove ha potuto salutare personalmente i trenta ospiti – incoraggiandoli ad uno ad uno, chiamandoli per nome e ricordando il loro servizio specifico – e amministrare l’atteso sacramento dell’Unzione degli Infermi.

“Tornerò con voi anche il mercoledì delle Ceneri e poi per la Via Crucis”, ha promesso don Lauro anche al personale medico e infermieristico che è stato duramente provato dalla pandemia: “Abbiamo attraversato settimane difficili – conferma il direttore Marco Maines  – ma dobbiamo tutti ringraziare questi anziani sacerdoti per la forza morale e la dignità con cui si sono adattati alla nuova situazione di solitudine e alle restrizioni che sono state loro richieste”.

Questa capacità è stata sottolineata anche dall’Arcivescovo che nell’omelia ha definito la resilienza – un termine nuovo molto usato in questi mesi – non come un’accettazione passiva ma come la capacità di resistere e insieme di trasformare una condizione di fragilità e di fatica in un’opportunità. “Voi siete riusciti ad affrontare anche la pandemia senza imprecare e maledire, la avete vissute con resilienza e con capacità di amore, avete trovato anche nella preghiera la forza per andare avanti. Insieme ai vostri operatori sanitari siete riuscite a scrivere storie di vangelo. L’Arcivescovo, che era accompagnato da don Olivo Rocchetti e dal vicario per il clero don Ferruccio Furlan – ha notato che Gesù si può considerare il miglior esempio di resilienza e anche la sua morte è stato un atto di resilienza: “l’uomo innocente ha trasformato il monte di morte in un luogo di vita, perché il suo morire avviene all’insegna del perdono e dell’amore sconfinato”.

Citando San Giovanni don Lauro ha affermato che “noi siamo in salute, quando amiamo i fratelli, quando la nostra vita è attraversata dall’amore”.  In questo senso anche una persona apparentemente in grande forma, un palestrato – come dice papa Francesco – può essere un uomo debole, ammalato. Al contrario, se c’è la forza dell’amore anche le ore della tarda età possono diventare ore di Pasqua e voi potete dare ancora una grande testimonianza, portando così a compimento il vostro sacerdozio”.

FOTO ZOTTA