Il cammino sinodale raccontato ai dipendenti di Curia. Vescovo Lauro: “Per la Chiesa potrà essere una vera rivoluzione”

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Il Cammino sinodale raccontato ai collaboratori di Curia e degli Enti affiliati. Mercoledì 16 marzo, nel teatro del Collegio Arcivescovile di Trento, l’arcivescovo Lauro li ha incontrati per spiegare il carattere inedito del percorso ecclesiale appena avviato e richiamando le parole chiave di Paolo VI: dialogo e testimonianza. Ecco la cronaca su Vita Trentina a firma di Diego Andreatta:

Non poteva esserci ritornello migliore scritto dal cantautore trentino Mattia Civico (“Il coraggio nei piedi”, inno della route nazionale vissuta dagli scout Agesci a San Rossore) per avviare con entusiasmo la riunione sinodale di mercoledì 16 marzo nell’aula magna dell’Arcivescovile: “In piedi nei piedi il coraggio che ho/Che mi porti lontano per sentire vicino/E metto i miei piedi nella vita che c’è/ Lì dove mi chiedi i miei piedi con te”, dice proprio così esprimendo un affidamento al Signore e agli altri per trovare coraggio nel percorrere insieme il cammino.
Quest’entusiasmo, che nella canzone ha ispirato anche San Giuseppe, San Francesco, Sophie Scholl e Peppino Impastato, potrebbe essere anche la colonna sonora di questi primi passi
sinodali, introdotti dal vicario generale don Marco Saiani nell’incontro con i collaboratori di Curia. Una puntuale retrospettiva sulle tappe che hanno portato al lancio dei gruppi sinodali a inizio Quaresima è stato offerto dal referente del Servizio Comunicazioni Piergiorgio Franceschini, che ha anche indicato il materiale di sussidio disponibile nel sito diocesano.

Non è mancato un richiamo alla guerra, una preghiera per la pace e anche il ringraziamento all’Area testimonianza per il servizio di coordinamento nell’accoglienza ai rifugiati. La parola è passata poi all’Arcivescovo che ha voluto riprendere anche con i dipendenti a servizio della pastorale diocesana gli obiettivi specifici di quest’inedita esperienza di Chiesa. “Dovete cancellare dalla vostra mente – ha detto – un’idea tradizionale di Sinodo caratterizzato da strumenti di lavoro, vari livelli di consultazione e documenti conclusivi, perché essa non corrisponde, anzi è molto lontana dalla sorprendente novità che papa Francesco ha proposto ai vescovi italiani e alla nostra Chiesa”.

Incontrando all’inizio anche qualche scetticismo (“perché un Sinodo sul Sinodo?” ci si è chiesti), ma riuscendo poi a far comprendere come dietro questo ascolto capillare e serio del popolo di Dio ci sia tutta la visione conciliare che non ha ancora trovato applicazione. “Si tratta di un nuovo paradigma di Chiesa – ha osservato don Lauro – e potrebbe rivelarsi una vera e propria rivoluzione”. L’ Arcivescovo, dopo aver testimoniato la singolare esperienza vissuta dentro i gruppi attivati durante l’ultima Assemblea CEI con i confratelli vescovi (“grazie alla modalità narrativa sono emerse molte  convergenze su limiti della nostra organizzazione e della nostra azione che prima erano rimasti sotto traccia”), ha parlato di un’operazione “ciclopica”, quella di arrivare ad un cambio di paradigma nel modo di pensare la Chiesa ( e nella sua auto-percezione) nei rapporti con il mondo: “Non una Chiesa cittadella, che cerca di occupare altri spazi per fare proseliti – ha  sintetizzato – ma una Chiesa che si pone evangelicamente come lievito e sale per il mondo”. Quindi, non esistono le categorie dei lontani e dei vicini, va cambiata una logica spesso legata al concetto di minoranza che non è più adatta. Insieme alla prospettiva conciliare del dialogo, Tisi indicava quella della testimonianza che rende interessante e attrattivo nel  mondo di oggi l’annuncio di Gesù di Nazareth. Prendendo spunto dai primi incontri con il mondo dell’università e della sanità, il vescovo ha detto ai collaboratori di aspettarsi molto da questi contributi esterni. Ai dipendenti dei Servizi pastorali ha chiesto la disponibilità a vivere dentro le proprie Aree di attività l’esperienza del gruppo sinodale; evidente che nella fase dell’elaborazione dei materiali raccolti e del discernimento comunitario il loro apporto sarà molto utile. Ma sarebbe un errore grave pensare di conoscere già l’esito del cammino;  bisogna avere il coraggio di farsi sorprendere dallo Spirito per fare cose “inimmaginabili”. Ci vuole proprio “il coraggio nei piedi”, pronti a partire.

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FOTO: Luigi Oss Papot