Giornata del malato, vescovo Lauro: “La dignità? Accorgersi della sofferenza”

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“L’essere discepoli del Signore Gesù vuol dire innanzitutto avere dignità e farne esperienza. Ma in cosa consiste concretamente la dignità di essere discepoli di Cristo?” La parola “dignità”, ripresa dall’intenso discorso di insediamento del presidente della Repubblica Mattarella, è stata al centro dell’omelia dell’arcivescovo Lauro venerdì 11 febbraio – memoria della Madonna di Lourdes e Giornata Mondiale del Malato – nella Messa partecipata da molti operatori sanitari e volontari e concelebrata da alcuni dei cappellani ospedalieri operanti in Diocesi.

“È dignitoso – argomenta il vescovo, commentando il Vangelo del miracolo di Canaan – come Maria accorgersi della sofferenza, delle zone di fatica e di fragilità che hai attorno. Maria si accorge che la festa sta morendo e fa di tutto per renderla bella, avendo unicamente a cuore non un tornaconto personale ma la felicità dell’altro, ovvero degli sposi”. Nell’atteggiamento della Vergine c’è dunque il prototipo del discepolo del Vangelo. “Accorgersi delle fatiche, metterci la faccia, lavorare per il bene dell’altro a fondo perduto e non per te, gioire perché l’altro può rifiorire, scrutare se le spighe del grano stanno crescendo”.

All’inizio e al termine della celebrazione don Lauro rende grazie al Signore per il bene presente negli ammalati. “Storie di malattia vissute con grande fede, lezioni straordinarie di dignità nel morire”. Il grazie va poi per lo straordinario impegno degli operatori sanitari: “Non finiremo mai di accorgerci di quanto bene realizzano”.

Tra i concelebranti anche padre Jerome Ndo Mih, Presidente della Fondazione e Università Nostra Signora del Buon Consiglio di Tirana.

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