Cammino sinodale, ruolo delle donne e i preti di domani nel contributo degli imprenditori cattolici (UCID)

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Come altre realtà associative ecclesiali trentine l’UCID (Unione Cattolica Imprenditori e Dirigenti) ha accolto l’invito a rispondere alle domande “sinodali” lanciate dall’Arcivescovo a inizio marzo. Nei giorni scorsi si è riunito un gruppo sinodale di membri UCID che si è confrontato con la presenza di due facilitatori del gruppo di coordinamento diocesano, Claudia Giordano e Cristoforo Avi.  Nel verbale si è sottolineata la premessa che l’UCID ha come base sociale imprenditori e dirigenti, cioè persone abituate a fare sintesi, e questa esigenza è emersa con tutta chiarezza anche dagli interventi dei partecipanti. Ma questa esigenza di fare sintesi secondo l’UCID, vale anche per la stessa Chiesa quando si trova a dover comunicare con efficacia ai fedeli il proprio messaggio.

Il ruolo delle donne 

Un altro tema condiviso dal gruppo riguarda il ruolo delle donne nella Chiesa, che dovrebbe essere più rilevante, come tutti hanno rimarcato e auspicato. E
si è riportata l’esperienza nella chiesa di San Martino di una suora che propone un pensiero omiletico dopo il Vangelo: è un caso concreto sulla direzione nella quale si deve muovere la Chiesa.

Quali preti nel futuro? 

Ci si è posti anche l’”eterno” problema del celibato dei preti: a detta di alcuni membri del gruppo UCID dovrebbe essere superato, così come è avvenuto in altre confessioni cristiane. È emersa l’idea di una Chiesa “come madre, che vede però i propri figli allontanarsi sempre di più”; un problema al quale è collegato anche quello della carenza di vocazioni che in prospettiva richiede – volenti o nolenti – un nuovo ruolo per i laici. Davanti alle chiese più vuote, ci si chiede come riavvicinare le persone e in particolare i giovani, sottolineando a proposito la fase formativa in cui gli oratori devono veder rilanciato il loro ruolo. Per fare questo sono necessarie anche risorse economiche: gli imprenditori cristiani ne sono consapevoli e pronti a fare la loro parte.

Un forte accento è andato sul ruolo del sacerdote nella Messa domenicale. È vivo auspicio che egli sappia interagire molto di più di quanto di norma avviene attualmente. Ad esempio è auspicabile che il celebrante dopo la Messa non vada subito in sagrestia ma scenda lungo la chiesa e si fermi a conversare sul sagrato. A meno che non abbia subito dopo un’altra celebrazione in un paese vicino.

Fra povertà e Vangelo

Altro tema approfondito: la povertà. Convinzione dei “sinodali” UCID è che sia più pesante la povertà spirituale di quella materiale e che pertanto la Chiesa debba trovare nuovi modi per affrontare anche questo tipo di disagio. Sullo sfondo rimane l’esigenza di una riscoperta del Vangelo in quanto è nel  messaggio evangelico con la figura di Gesù al centro che il cristiano si deve riconoscere. Tutto pertanto deve ruotare intorno ai valori che il Vangelo esprime. A proposito è stato citato durante il gruppo sinodale lo stile di papa Francesco che con la sua catechesi va diritto ai problemi senza fronzoli o sbavature. Una  nitidezza che aiuta a fare proprio il messaggio evangelico, un esempio per tutta la Chiesa. In quest’ottica viene vista anche l’esigenza di una semplificazione del linguaggio della liturgia. Ottimi i passi fatti dopo il Concilio Vaticano II ma non è abbastanza: su questa strada bisogna proseguire. (Carlo Bridi)

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