Addio al missionario padre Filippo Clementi, morto a 86 anni per Covid in Bolivia dopo una vita dedicata a emigrati, lebbrosi e carcerati

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Il missionario trentino padre Filippo Clementi, 86 anni, è morto ieri sera alle 19 all’ospedale di Santa Cruz in Bolivia dove era ricoverato per il Covid-19 che ha aggravato le sue precarie condizioni di salute.

Nato a Cembra il 14 febbraio 1936 era rimasto legato alla sua famiglia di origine (altri 8 fratelli), al Centro missionario diocesano e all’ambiente trentino durante il suo servizio prima in Germania e poi in America Latina:  la sua testimonianza di vita, d’intensa spiritualità e impegno radicale per i poveri in ambiti di frontiera (la lebbra e le carceri) sono stati una ricchezza per la nostra Chiesa. Padre Filippo è ricordato anche per il carattere aperto e gioviale, uno stile di sobrietà e di libertà evangelica, la passione per la montagna che dalle Dolomiti di Brenta lo aveva portato anche su molte cime delle Ande.

Dopo un anno di seminario a Trento e poi il diploma al Liceo Prati si era trasferito a lavorare come operaio in fabbrica in Germania; li aveva completato gli studi teologici ed  era stato ordinato prete nel 1965 incardinato nella diocesi di Eichstätt;  aveva continuato a operare come cappellano degli italiani emigrati come operai  ad Amburgo, Hannover e Coblenza. In mezzo, anche un periodo decisivo di riflessione nel deserto nordafricano sulle orme di Carlo Carretto.

L’incontro con il vescovo don Helder Camara e altri pastori latinoamericani lo aveva portato a scegliere la missione in America Latina: a parte una breve parentesi in Ecuador è sempre stato in Bolivia dove per ben dieci anni si è dedicato a seguire i lebbrosi da Nord a Sud del Paese favorendo anche la diffusione di nuove terapie. Era poi passato alla pastorale carceraria – a La Paz seguì contemporaneamente anche due carceri maschili e due femminili – dove la sua sensibilità umana e il suo impegno per la giustizia gli provocarono anche qualche rischio ma lo portarono a promuovere e migliorare la condizione dei detenuti; in particolare li aiutava nei ricongiungimenti familiari, nell’aiuto ai figli dei detenuti, nell’aiuto legale in una realtà segnata però dalla corruzione..

I problemi cardiaci negli ultimi anni lo costrinsero a lasciare le alture di La Paz per trasferirsi a Tarija, estremo Sud della Bolivia, dove si era dedicato ancora al carcere locale: la sua missione proseguiva presso un convento francescano, dove si è speso generosamente nonostante il progressivo venir meno delle forze.

Costante il suo legame col Trentino e l’interesse per le vicende della nostra Chiesa, testimoniato anche nell’ultimo rientro – 3 anni fa – per l’incontro estivo dei missionari: “Ho sempre lavorato con i poveri – disse in quell’occasione a Vita Trentina – e loro mi hanno sempre insegnato molto”.

Ha scelto di essere sepolto in Bolivia, dove ha operato per oltre 40 anni, ma a Trento sarà ricordato  mercoledì 9 giugno alle ore 18 nella Messa presso la chiesa del Santissimo.

In questo video del 2017, prodotto dal Centro Missionario, la testimonianza di padre Clementi (al minuto 11):