Addio a 90 a padre Ezio Filippi: il comboniano originario di Albiano da 60 anni in misisone in Uganda

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Dopo un breve periodo in Italia per dei problemi di salute, rientrato solo a settembre dalla missione, è morto a Brescia a 90 anni padre Ezio Filippi, missionario comboniano originario di Albiano. Una vita letteralmente in missione la sua, con oltre sessant’anni trascorsi in Uganda. Il funerale sarà celebrato giovedì 12 ottobre alle 14.30, nella chiesa parrocchiale di Albiano.

Il missionario è spirato martedì, proprio il giorno in cui la Chiesa venera san Daniele Comboni, fondatore degli istituti dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Pie Madri della Nigrizia.

Ad aprile 2022, dall’Africa, padre Ezio scrisse una lettera al periodico Comunione e missione, del Centro missionario diocesano, in una sorta di suo testamento spirituale:

“Carissimi, vi scrivo per mandarvi alcune notizie riguardo alla mia lunga vita missionaria di 59 anni già trascorsi in questa terra d’Uganda, terra di 24 martiri. Sono contento, anzi contentissimo di aver imitato un po’ il nostro santo fondatore, Daniele Comboni, il quale, al primo concilio vaticano davanti a tutti i Vescovi del mondo di allora, parlò più con il cuore che con le sue parole: “Cari Vescovi, aiutatemi con i vostri sacerdoti… per l’evangelizzazione dei nostri cari africani: Gesù è morto e risorto anche per loro”. Ditemi voi, nella Chiesa della quale siamo diventati membri col Santo Battesimo, c’è forse una vocazione più grande, più attraente, più affascinante, più gioiosa della mia che mi ha portato a trascorrere 59 anni in Africa? Imitando un po’ i primi apostoli e S. Paolo nella prima evangelizzazione del mondo, dopo la Pentecoste, ho potuto dare inizio a due parrocchie e lavorare in altre 5 missioni. Avrò battezzato circa 25.000 persone tra catecumeni e bambini; benedetto centinaia di coppie di sposi nel loro matrimonio; donato il perdono, attraverso il ministero della riconciliazione, a decine di migliaia di cristiani; animato parecchie ore di adorazione davanti all’Eucaristia, che è il dono più grande tra i tanti doni lasciati da Gesù alla Chiesa. Pensate cosa avverrà quando mi sarà permesso di raggiungere il paradiso. Quanti verranno a salutarmi e ringraziarmi. Cosa posso dire di come sia stata la mia vocazione sacerdotale missionaria al mio paese di Albiano vicino Trento?
Durante la Seconda guerra mondiale, 1939-45, frequentavo le scuole, ho ricevuto molto dai miei ottimi genitori. Anche dai miei nonni: quanti rosari hanno recitato per me e per la mia vocazione. Mia mamma, al suono della campana al mattino presto, veniva a chiamarmi: “Ezio, levete su, varda che i ha già sona’ la campana. Te vai a servir Messa e te vegno drio anca mi”. (Ezio, alzati, guarda che hanno già suonato la campana. Vai a Messa a fare il chierichetto che vengo anch’io.) Andavamo a Messa da don Virginio, un santo arciprete che ci ha guidati e indirizzati a frequentare i missionari e le missionarie comboniani. Più di una quindicina di brave ragazze sono diventate suore. Naturalmente erano altri tempi, quando il 97% della comunità partecipava alla santa Messa e alla dottrina pomeridiana.
Secondo il mio povero parere, chiedo a me stesso e a voi che leggerete questa mia lettera: cosa aspettiamo ancora, e cosa desideriamo per credere vivamente che c’è un Dio eterno e che questo meraviglioso mondo viene da lui, ingegnere perfettissimo? Che più di 2000 anni fa, il figlio di Dio, Gesù Cristo è venuto sulla terra, non per punirci ma come buon pastore, per lavare i nostri sporchi peccati col suo sangue e per morire su una croce? La risurrezione è stata la sua vittoria sulla sua morte e sulla nostra morte, perché anche noi risorgeremo con un corpo glorioso, spirituale, incorruttibile che si unirà all’anima per godere per sempre della bellezza di Dio eterno e della bellezza di Gesù risorto.
Cari amici. Cosa aspettiamo ancora per credere? Non bastano neanche le tante apparizioni della Madonna? In due località diverse del sud Italia, di cui una a Messina, dove una piccola statua in gesso in una famiglia ha versato alcune lacrime umane che sono state riconosciute in laboratorio.
Su desiderio di papa S. Giovanni Paolo II, in questo luogo è stata costruita una grande chiesa dove ho potuto celebrare una Santa Messa. Abbiamo perso il grande dono della fede? Preghiamo per ottenerlo e lo otterremo sicuramente poiché Gesù ha fatto un mezzo “giuramento” dicendo: “Chiedete e vi sarà dato”, “Cercate e troverete”, “Bussate alla porta e vi sarà aperto”.
Tanti ringraziamenti a coloro che hanno lavorato e continuano a lavorare a beneficio di noi missionari e della nostra gente”.