“È impegnativo per un astemio commentare il vino”. Strappa subito un sorriso ai giovani riuniti in Seminario (e sintonizzati in diretta streaming) l’arcivescovo Lauro riprendendo l’episodio delle nozze di Cana di Galilea, al centro della nuova tappa di Passi di Vangelo, giovedì 28 novembre, tra le righe dell’evangelista Giovanni. Un tratto personale, quello di don Lauro, per sottolineare che “quello che non si vive, alla fine lo impari; ma se non lo vivi non funziona. Così – riflette monsignor Tisi – anche nell’esperienza credente: talora viene consegnata in modo maldestro e poi non si è capaci di viverla. È fondamentale nella vita fare esperienze, perché se fai delle cose in cui alla fine non ci sei dentro non ti lasciano niente”.
“Il banchetto – argomenta l’Arcivescovo dopo la lettura del Vangelo e il contrappunto musicale di organo e violoncello – ha a che fare anche con lo stare insieme, il mangiare. Il vino richiama la gioia, perché la vita è legata alla gioia; ma poi il vino viene a mancare: la vita a volte è anche fatica, dolore“.
“Vino buono last minute: la vita non la controlla nessuno”
“C’è poi un elemento che sorprende: il vino buono arriva alla fine, last minute. Vuol dirci una cosa molto importante: che la vita non la controlli. Noi abbiamo l’illusione di controllarla perché abbiamo le agende piene, sistemiamo le programmazioni e abbiamo la sensazione di avere il toro per le corna. Ma basta un niente a far saltare l’ingranaggio: quindi la prima notizia di stasera è che la vita non è controllabile, nessuno la controlla. Né papi, né vescovi, né preti, né sposati: qui nessuno controlla niente!”.
“Tante Maria anonime, seguitemi in Visita pastorale”
In questa “imprevedibilità della vita” c’è a detta di don Lauro un altro elemento: “tutti proviamo a star bene, proviamo a gustarci la vita e a trovare felicità”. Ma succede che “chi pensa di avere in mano l’organizzazione” – come il maestro di tavola nella festa di Cana – “in realtà non ha in mano niente”.
“Spesso – affonda don Lauro – chi dovrebbe organizzare un po’ la vita è un irresponsabile smemorato. Io penso che in questo momento la vita l’hanno in mano tante Maria di Nazareth presenti dentro e fuori la Chiesa. C’è una marea di gente che supplisce ai ‘maestri di tavola’ che non funzionano. Maria rappresenta la Chiesa perché oggi Maria continua in tanti volti furtivi che si prendono l’onere di raddrizzare le feste e che indirizzano dalla parte giusta, indirizzano al vino buono che è Gesù Cristo“.
“Sto vivendo l’esperienza bellissima della Visita pastorale, dove trovo Maria dappertutto, gente che tiene in piedi i nostri paesi, raddrizza anziani, si fa carico dei deboli. Se volete venire a vedere la vita, venitemi dietro!”
“Se manca l’attesa, siamo già vecchi”
Infine un richiamo, alla soglia dell’Avvento, al valore dell’attesa ribadito nello stesso brano evangelico: “Attendere – sottolinea don Lauro – dice che io mi rendo disponibile alla novità. L’attendere è la virtù di chi quando guarda in avanti non vede nero ma vede vede bianco, vede bello, di chi vede vino buono. Regaliamoci la gioia di attendere, perché quando non c’è più attesa in una vita, si comincia a morire. Se manca l’attesa siamo già diventati vecchi, anche se siamo giovani”.