8xmille, un video racconta il progetto “Una casa per ripartire” realizzato dalla Caritas trentina per il riscatto degli ex-detenuti, grazie ai fondi alla Chiesa cattolica

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Ribalta nazionale per il progetto della Caritas diocesana di Trento “Una casa per ripartire” , finalizzato al riscatto degli ex-detenuti e finanziato con fondi dell’8xmille. Il progetto viene raccontato in un video, all’interno della campagna nazionale per sensibilizzare i contribuenti italiani al sostegno alla Chiesa cattolica.

Il progetto della Caritas trentina prevede il supporto, con vitto e alloggio, a quanti, conclusa l’esperienza carceraria, desiderano intraprendere o proseguire un percorso di studi o rivolgersi al mondo del lavoro nell’ottica dell’avvio di un nuovo capitolo della propria esistenza.

Il filmato che documenta l’attività fin qui avviata con “Una casa per ripartire” rientra nella serie Firmato da te, ideata e diretta da Gianni Vukaj, regista di TV 2000, in collaborazione con il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica. La serie propone racconti in prima persona, senza filtri, con un montaggio serrato e cinematografico, che coinvolge lo spettatore nelle pieghe delle tante esperienze sostenute dal mondo ecclesiale.

“Abbiamo voluto cogliere la sfida di aiutare alcune persone a riprendere il loro progetto di vita interrotto – spiega nel video Alessandro Martinelli, già direttore della Caritas diocesana di Trento, a Gianni Vukaj -, a ripartire con la solidità che può dare un titolo di studio o una qualifica professionale. Operiamo per fare in modo che il passato possa essere solo una parentesi da superare con la consapevolezza di dover voltare pagina. Grazie all’8xmille della Chiesa Cattolica è stato possibile avviare il progetto ‘Una casa per ripartire’, che accoglie attualmente 7 persone, proprio per dare la possibilità di ricostruire un’esperienza positiva di reintegro nella società”.

Le storie di Carlo e Daniel 

“Sono un ex detenuto e uno studente di Sociologia – racconta Carlo Scaraglio – e per me questo progetto è stato determinante. Una volta usciti dal carcere non si hanno punti di riferimento, non si ha una casa né un lavoro, e quindi immaginare di costruire un percorso di studi diventa proibitivo. Io ci sono riuscito, mi laureerò a breve, e inoltre sono ‘peer supporter’, cioè aiuto i nuovi arrivati nell’avviare e proseguire il loro cammino, condividendo ansie e timori che io ho già affrontato”.

Daniel Uche è un altro dei peer supporter – un termine che si spiega efficacemente come “un accompagnamento dell’inquilino alla pari” – ed è fermamente convinto che il sistema creato col progetto della Caritas Tridentina sia funzionale al reinserimento nella quotidianità perché “l’unico modo per cambiare, una volta usciti dal carcere, è conoscere persone che possano comprenderti per quello che sei veramente e non per quello che hai fatto”.

Il funzionamento di “Una Casa per ripartire” è basato su un modello di autogestione da parte degli ospiti. “Siamo noi ex detenuti – continua Scaraglio -, persone che hanno fatto quel tipo di esperienza, a mandare avanti l’appartamento”. Un sistema che evidentemente funziona e lo dicono i numeri: “Siamo molto soddisfatti – aggiunge il peer supporter – perché abbiamo un’ottima percentuale di uscita, in altri termini possiamo dire che tutti i ragazzi passati dal nostro appartamento sono poi riusciti a concludere le loro carriere scolastiche, ottenendo il diploma o la qualifica professionale che avevano scelto”. In quattro anni una decina di persone hanno usufruito dell’opportunità della casa, alcuni di loro, una volta concluso il percorso, hanno deciso di restare come supporto per i nuovi arrivati, attivandosi anche per sensibilizzare i più giovani col racconto delle loro storie.

E la volontà di studiare, oltre che essere condizione essenziale e anche obiettivo conclusivo, è il motore di tutto il progetto. Con cadenza mensile si effettuano delle verifiche per aggiornare lo svolgimento del percorso e non mancano i volontari che si mettono a disposizione. “Il supporto principale è certamente indirizzato allo studio – spiega Giorgia Mattedi, psicologa e volontaria -, dal momento che l’attivazione di un percorso scolastico è un prerequisito per partecipare al progetto, ma questi ragazzi vengono sostenuti da tutti i punti di vista: gli viene fornito un alloggio e un aiuto per tutte le problematiche quotidiane che possono sorgere”.

Ogni anno, grazie alle firme dei contribuenti, si realizzano, in Italia e nei Paesi più poveri del mondo, oltre 8.000 progetti solidali.

I progetti documentati nella serie in onda su Tv2000 sono  disponibili online sul canale YouTube 8xmille.