Festa della vita consacrata, l’appello del vescovo: “Siate profezia della necessità di ripartire dal Dio di Gesù. E riscoprire silenzio, Parola e preghiera”

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“Rendo grazie a Dio per tutti voi, per il tanto bene che seminate nella nostra Chiesa e chiedo che possiate essere per noi profezia della necessità di ripartire da quel Dio bellissimo che è Gesù. Aiutatemi a far comprendere l’urgenza di riscoprire, nel silenzio, l’importanza della Parola e della preghiera, come ci chiede il Papa”.

Nella chiesa di santa Maria Maggiore a Trento, nel pomeriggio del 1° febbraio, religiose, religiosi e preti (a cominciare dai parroci della città) celebrano la Giornata della vita consacrata, insieme al vescovo Lauro, alla vigilia della festa della Presentazione del Signore e “per una Chiesa sinodale“, come recita il sottotitolo dell’iniziativa. L’Arcivescovo, accanto all’emerito Bressan e al delegato padre Maurizio Baldessari, si rivolge con affetto alle consacrate e ai consacrati  presenti: “per ogni volto che incrocio e ad ogni mano che stringo avrei motivo – confida – per dirvi un grazie particolare per quello che siete e fate”.

“Frequentiamo la quotidianità dalla porta di servizio” 

Nell’omelia (integrando spesso a braccio il testo ufficiale), don Lauro ammette le “fatiche ecclesiali” e la “sensazione di una Chiesa e di istituti religiosi in via di estinzione”, ma invita a ritrovare fiducia alla luce dell’esempio evangelico dei due “vegliardi” del tempio “Simeone e Anna che stando alla porta di servizio riconoscono nel Bambino di Betlemme la Luce delle genti e ci aiutano ad accorgerci che le misericordie del Signore non sono finite”.

“La via per ritrovare fiducia – secondo l’Arcivescovo – è la frequentazione della porta di servizio con la dinamica dell’attesa e dello stupore. Chiediamoci: ho ancora in me dosi di attesa, stupore e  meraviglia?”. “Portiamoci – esorta don Lauro – nelle porte di servizio che hanno i connotati delle case, dei luoghi di lavoro, delle scuole, degli ospedali, delle strutture di assistenza. La porta di servizio è la frequentazione della nostra quotidianità, nella sua concretezza, con i suoi volti e le sue storie. Ripartiamo dalla frequentazione del reale: a volte viviamo in una bolla di virtualità,  di consultazioni ossessive dei social – e non  fanno difetto né i vescovi i preti i frati e le suore! Nel quotidiano, fuori dagli schermi, troviamo tanto di quel Cristo Luce delle genti che nemmeno vi immaginate. Nel quotidiano ci sono uomini e donne che stanno gratuitamente prendendosi cura dei propri fratelli, ci sono gli anziani resilienti, ma ancora la luce delle genti ha il volto di tanti insegnanti che hanno comunicato la loro voglia di passare un po’ di cultura o il volto di tante famiglie ferite dove c’è chi perdona, salva e guarisce. Vi ho dati gli indizi: cercate il Cristo questa sera uscendo però dalle bolle del virtuale”.

“La messe abbonda” 

Don Lauro invoca “ottimismo e fiducia per vedere nella realtà la messe che abbonda, non gli operai che mancano: non siamo noi a piantare il regno di Dio. La messe è figlia della Pasqua”. Servono però “silenzio, preghiera e frequentare la Parola di Dio. La cosa più rara nella Chiesa è vedere gente che frequenta la Parola e prega. Mi piace che papa Francesco abbia previsto in preparazione al Giubileo un anno di preghiera. O ripassiamo da qui o riforme ne vedremo poche”.

“Coraggio! Non leggiamo la vita con i criteri della mondanità. Nessuno ha detto che per essere la Chiesa del Vangelo abbiamo bisogno di strutture, soldi, opere imponenti. Ci è chiesto di essere semplicemente lievito e sale”.

Il saluto del delegato padre Maurizio  

Nel suo saluto finale, padre Maurizio Baldessari invita a confrontarsi con la figura evangelica del vecchio Simeone, che “si lascia condurre dallo Spirito Santo e rappresenta il prototipo di colui che si lascia guidare da Dio. Lo Spirito spalanca il cuore di quest’uomo anziano e lo aiuta ad avere una incredibile speranza nel futuro, aiutandolo a vedere l’invisibile nel visibile”.  Padre Baldessari ricorda una trentina di religiose e religiosi trentini che festeggiano i loro giubilei di vita consacrata, a partire dal traguardo dei 25 anni di due religiose francescane (sr Mary Rosco e sr Maria Grace Pia Yespes) per arrivare infine al 75° del dehoniano padre Ferruccio Lenzi, del cappuccino frà Angelo Scalco, dei venturini padre Mario Rossi e padre Franco Fornari. Per tutti loro l’applauso caloroso dei presenti, prima di un brindisi fraterno nella vicina chiesa di Santa Margherita. Non senza aver raccolto dal cesto un segnalibro, con il nome a caso di uno presenti, scritto da ciascuno a inizio celebrazione: un volto a cui destinare una preghiera, in spirito sinodale.

Foto Gianni Zotta