Una comunità raccolta nel silenzio, nella preghiera e nell’ascolto. È il clima che ha segnato la Veglia per le vittime di abuso celebrata la sera di venerdì 21 novembre nella Cattedrale di Trento, su iniziativa del Servizio Tutela Minori della Diocesi di Trento e alla presenza dell’arcivescovo Lauro Tisi.
Un appuntamento che si colloca nel solco della V Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi nella Chiesa, richiamata dal versetto evangelico «Lasciate che i piccoli vengano a me» (Mc 10,14).
La veglia, ospitata nel transetto dei martiri, ha sviluppato il tema del “Rispetto”, declinato nell’invito a «generare relazioni autentiche». Un richiamo forte rivolto all’intera comunità cristiana, come ricordato da don Alessandro Aste, referente del Servizio Tutela Minori: «È un momento di raccoglimento che invita tutti ad assumersi ogni giorno la responsabilità di custodire la dignità e la sicurezza di ciascuno».
L’ascolto delle testimonianze
Cuore della Veglia, la lettura della testimonianza del vissuto di due persone ferite. Parole nude, sofferte, consegnate alla comunità riunita in un silenzio denso. «Dopo aver ascoltato il profondo dolore delle testimonianze – ha esordito l’arcivescovo Tisi nell’omelia – è opportuno lasciare spazio al silenzio perché esse possano sedimentarsi e diventare presenza stabile nelle nostre coscienze».
«Dolore devastante, Chiesa spesso impermeabile»
Don Lauro non ha nascosto la gravità del male subito dalle vittime: «Il dolore provocato dagli abusi ha un’intensità e una dimensione devastanti e segna per sempre le persone. Il grido di questo dolore, soffocato per troppo tempo e non riconosciuto nei contesti ecclesiali, ha causato una discesa in un baratro di solitudine inaudita».
Un passaggio particolarmente netto ha riguardato la responsabilità della Chiesa: «Spesso ci siamo resi impermeabili a questo dolore e non abbiamo voluto riconoscere le ferite inferte da nostri stessi membri. Abbiamo iniziato ad aprire gli occhi, ma quanto fatto è solo un primo passo. Resta molta strada da percorrere».
«Non basta un auspicio: servono concretezza e credibilità»
Monsignor Tisi ha insistito sulla necessità di responsabilità e atti concreti: «Lo dobbiamo anzitutto alle persone ferite. Se non ci facciamo carico del loro dramma, limitandoci a un generico auspicio, perdiamo ogni credibilità e tradiamo il nostro annuncio».
Da qui l’appello a conoscere e attuare davvero le “Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”: «Devono diventare una priorità strutturale e permanente del nostro agire pastorale. È il modo concreto per chiedere perdono e impegnarci ad alleviare le sofferenze».
«Lasciarsi toccare dal dolore per cambiare rotta»
Richiamando l’indignazione di Gesù quando i discepoli impediscono ai bambini di avvicinarsi a lui, l’Arcivescovo ha definito quel gesto «una provocazione attualissima». E ha concluso con un invito a trasformare il senso della Giornata e della Veglia per le vittime in responsabilità quotidiana: «Mentre chiediamo di nuovo perdono alle persone ferite, prendiamoci l’impegno di fare il possibile per cambiare rotta. Solo chi si lascia davvero toccare dal dolore diventa umano e capace di raccontare la buona notizia del Vangelo».




