Nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, Papa Leone XIV ha incontrato nella mattinata di giovedì 20 novembre, i vescovi italiani riuniti per l’81ª Assemblea Generale, aperta lunedì 17 novembre dall’intervento del cardinale presidente Matteo Zuppi. In un luogo simbolico della spiritualità francescana, il Pontefice ha proposto una riflessione intensa sulla vita della Chiesa italiana, invitando anzitutto a rimettere al centro lo sguardo verso Cristo, «crocefisso e risorto», Giovedì 20 novembre, di ogni cammino ecclesiale.
Cristo al centro del cammino ecclesiale
Riprendendo l’esempio di San Francesco, Papa Leone XIV ha ricordato che la fede autentica nasce dalla relazione personale con Gesù e si traduce immediatamente in uno sguardo capace di vedere i volti dei fratelli. In un tempo segnato da fratture sociali, solitudini, corsa all’efficienza e linguaggi ostili, i cristiani sono chiamati a diventare artigiani di fraternità, custodi della pace e della speranza. Le parole del Risorto – «Pace a voi» – sono state richiamate da Prevost, così come nel giorno della sua elezione a Papa, come mandato permanente: la pace ricevuta non va trattenuta, ma condivisa.
Sinodalità e corresponsabilità
Il Papa ha poi richiamato con decisione il valore della sinodalità, che non è un metodo, ma il modo stesso di essere Chiesa: un camminare insieme radicato nella comunione e nella corresponsabilità. Ha incoraggiato i Vescovi a non tornare indietro nel processo di riorganizzazione delle diocesi, soprattutto dove le risorse sono limitate e il territorio richiede nuove forme di collaborazione. Ha chiesto un discernimento serio sulla situazione delle piccole diocesi con scarse forze e un impegno comune per superare confini e abitudini che non favoriscono più l’annuncio del Vangelo.
Leone XIV e ha dedicato attenzione anche al tema della nomina dei nuovi vescovi, auspicando una partecipazione più ampia del popolo di Dio nella fase di consultazione, e ha ricordato l’importanza di “imparare a congedarsi”, rispettando la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio episcopale.
Un altro richiamo fondamentale riguarda la custodia della memoria del cammino postconciliare e la responsabilità di continuare a promuovere un umanesimo integrale che valorizzi la vita, la giustizia, la legalità e la solidarietà. Tra le sfide attuali, il Papa ha indicato quella dell’ambiente digitale: la pastorale non può limitarsi a usare i media, ma deve educare ad abitarli con umanità e responsabilità.
La cura dei più fragili
Particolarmente forte è stato il passaggio dedicato alla cura dei piccoli e dei vulnerabili. Papa Leone XIV ha espresso gratitudine per il lavoro svolto dalle diocesi nella tutela dei minori e degli adulti fragili, incoraggiando a proseguire con determinazione e ricordando che l’ascolto delle vittime è un segno imprescindibile di una Chiesa che vuole guarire le ferite.
Concludendo, il Papa ha richiamato l’esempio dei primi frati di San Francesco, capaci di vivere la fraternità e di costruire insieme le prime forme di vita evangelica. Un modello – ha detto – che può ispirare anche oggi uno stile autentico di comunione e di testimonianza, per rendere la Chiesa italiana sempre più segno del Regno di Dio nel mondo.
Dal vescovo Maffeis la meditazione nella veglia per le vittime di abusi nella Chiesa
Martedì 18 novembre, nel corso dell’Assemblea Generale della CEI, si è tenuta la celebrazione dei Vespri e la preghiera nel Giorno dedicato alla memoria della vittime e dei sopravvissuti agli abusi. La veglia è stata presieduta dal trentino mons. Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e vescovo delegato per il Servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Conferenza Episcopale Umbra. “Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il tuo dolore: è il dolore della Chiesa, minata nella sua credibilità e indebolita nella capacità di profezia e testimonianza”, ha detto don Ivan. Da “problema emergenziale” la tutela può e deve diventare “missione permanente, capace di farsi cultura per creare ambienti ospitali e sicuri, dove ogni persona sia riconosciuta e rispettata nella sua sacralità.” Qui il TESTO della sua meditazione.





