A Trento l’VIII Cattedra Guardini con il professor Bua: “Guardini ci insegna a ritrovare il noi ecclesiale”

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L’Aula Magna del Polo Culturale Vigilianum di Trento ha accolto lunedì 20 ottobre l’ottava edizione della Cattedra Guardini, promossa dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Romano Guardini” in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
Tema di quest’anno: “Romano Guardini nella svolta ecclesiologica del Novecento”.

Nel suo intervento introduttivo – anche a beneficio di chi e era collegato online -, don Stefano Zeni, direttore dell’ISSR Guardini, ha ricordato come la Cattedra — giunta all’ottava edizione (e articolata anche in un seminario riservato ai docenti delle due istituzioni accademiche) — sia “frutto dell’impegno dell’Istituto nel promuovere il confronto tra teologia, filosofia e cultura contemporanea, in dialogo costante con l’eredità intellettuale e spirituale di uno dei più grandi pensatori del Novecento”.

Ha quindi ricordato il convegno internazionale del 2018, organizzato nel cinquantesimo della morte di Guardini, da cui nacque l’Istituto stesso: “Dalla morte di un grande teologo e filosofo — ha detto — la nascita di un grande istituto.” Con orgoglio il biblista don Zeni ha ricordato che l’ISSR “Romano Guardini”, giunto al nono anno accademico, “ha fatto strada, crescendo nei numeri e nelle proposte accademiche e culturali”.

Zeni ha sottolineato che, pur non essendo un ecclesiologo di professione, Guardini ha offerto contributi fondamentali alla riflessione sulla Chiesa: “Il suo saggio Il senso della Chiesa è considerato il punto di avvio di una stagione di rinnovamento che avrebbe trovato piena espressione nel Concilio Vaticano II”.

Un video per incontrare Guardini

In apertura della Cattedra è stato proiettato un video introduttivo su Romano Guardini, con la partecipazione del professor Francesco Ghia dell’Università di Trento. Il contributo – quinto di una articolata serie video dedicata a Guardini, con vari curatori e la regia di Piergiorgio Franceschini – ha offerto un ritratto essenziale ma intenso del pensatore italo-tedesco, mettendo in luce il suo apporto alla filosofia e alla teologia del Novecento, e la sua capacità di parlare ancora oggi al cuore della modernità.

Zucal: la collaborazione tra ISSR e Università e l’Opera Omnia

Nel suo saluto, il professor Silvano Zucal, docente di filosofia morale all’Università di Trento, ha espresso apprezzamento per la collaborazione tra l’Ateneo e  l’Istituto Guardini. Ha illustrato lo stato di avanzamento dell’Opera Omnia di Guardini (da lui curata), spiegando che la parte filosofica è ormai consolidata, mentre quella teologica sta finalmente procedendo con slancio. Ciò anche grazie al volume curato da Pasquale Bua sull’ecclesiologia che – anticipa Zucal  – apre la strada ai futuri tomi dedicati alla teologia fondamentale e alla liturgia. “Il lavoro di Bua — ha concluso — si distingue per chiarezza e rigore, e ci restituisce un Guardini teologo di sorprendente attualità.”

Bua: la Chiesa come “noi”, grazie all’incontro con Cristo

La ricca relazione di don Pasquale Bua, teologo dell’Istituto Leoniano di Anagni e officiale del Sinodo dei Vescovi, ha rappresentato il cuore teologico dell’incontro.

Con un linguaggio accessibile ma profondo, Bua ha ripercorso la “svolta ecclesiologica” che attraversa il pensiero di Guardini, mostrando come la sua riflessione anticipi la visione conciliare della Chiesa come mistero di comunione.

Bua ha messo in luce la teoria delle polarità, tipica di Guardini: libertà e obbedienza, individuo e comunità, carisma e istituzione, storia e verità.
“Guardini non elimina le tensioni — ha detto — le tiene insieme. La vita ecclesiale respira di questi opposti: è un equilibrio vivente, mai chiuso.” In questa visione, la riforma della Chiesa non coincide con strategie organizzative, ma con un rinnovamento spirituale: “Ogni vera riforma nasce dal riscoprire il noi, dal tornare a una Chiesa che non contrappone, ma unisce.”

Guardini, legato al movimento liturgico, vedeva nella liturgia la via maestra per riscoprire la comunione: “La liturgia non dice ‘io’, ma ‘noi’,” ha ricordato Bua citando il teologo. “L’oblio della liturgia è sempre oblio della Chiesa.” Per Guardini la riscoperta della liturgia e della Chiesa come mistero coincidono: la fede non si vive in solitudine, ma come popolo convocato.

Il teologo Bua ha collegato questa visione al rinnovamento ecclesiologico che condurrà al Concilio e, oggi, alla sinodalità. “Papa Francesco — ha detto — ha rilanciato la categoria di popolo di Dio non in chiave sociologica, ma teologica: come partecipazione alla missione della Chiesa, radicata nella grazia battesimale e nel discernimento dello Spirito.” “Guardini – ha concluso Bua – avrebbe forse riconosciuto in questo cammino un nuovo risveglio della Chiesa nelle anime.”

Tisi: “Ogni scoperta è un nuovo inizio, anche per la Chiesa”

A concludere la serata, l’intervento dell’arcivescovo Lauro Tisi che riconosce in Guardini la radice dei quattro principi dell’Evangelii gaudium di papa Francesco, “che sembrano la concretizzazione della tensione polare: due opposti che devono restare tali, senza che l’uno inglobi l’altro”.

Molto apprezzato anche il riferimento di Bua alla liturgia come luogo del “noi”: «È un passaggio che mi porto a casa — ha confidato — perché il rischio oggi è che la liturgia diventi un io e non un noi. Guardini ci richiama a custodire il volto di Dio nella comunione».

Guardando alla storia dell’ecclesiologia del Novecento, Tisi ha colto nella pluralità delle esperienze ecclesiali un segno della vitalità dello Spirito: “Nella Chiesa non c’è mai una stagione che chiude. Ogni scoperta apre un nuovo inizio.” E, allargando lo sguardo, ha concluso: «Questo vale anche per l’umano. Se ogni scoperta fosse un nuovo inizio e non una conclusione, avremmo un umano più bello».

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