Daiano celebra il vescovo missionario Ferruccio Ceol insieme alla comunità cinese del Perù. Tisi: “Maestro di fede nel Risorto”

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La comunità di Daiano, insieme a una delegazione della comunità cinese del Perù, ha ricordato, a 35 anni dalla sua morte (1990), la figura del vescovo missionario monsignor Ferruccio Ceol, francescano nativo di Daiano, impegnato prima in Cina e poi in Perù e sepolto nel cimitero di Trento nel convento di San Bernardino (vedi sotto biografia).

Per celebrarne la memoria, è salito a Daiano giovedì 7 agosto anche l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi che ha presieduto la S. Messa.

“In un’epoca di grande pessimismo, personale e collettivo, di rassegnazione, di fatica diffusa che sembra impedire ogni forma di reazione, l’insegnamento di monsignor Ceol – ha detto don Lauro – è di straordinaria attualità per come egli ha sempre agito, con una grande fede nel Risorto, certezza della Speranza”.

Un ricordo, a tratti anche commosso, da parte dell’Arcivescovo. Come quando, da studente, ebbe occasione di incontrare più volte monsignor Ceol e di ascoltare direttamente la sua testimonianza. Di quando, giovane vescovo, nella Cina della Rivoluzione comunista, Ceol venne incarcerato, murato in un piccola cella con la luce sempre accesa, minacciato con la pistola davanti ad una fossa. “A sorreggerlo – ha sottolineato don Lauro – è stata la certezza del Risorto. La stessa fede che dobbiamo vivere anche noi oggi”.

Gli anni in Cina, la persecuzione, e poi, assieme a tanti cinesi, il trasferimento in Perù, a Lima, dove il suo ricordo è ancora vivo come testimonia la presenza a Daiano del gruppo di giovani del collegio “Jean XXIII” (giunti in Italia anche per il Giubileo), fondato proprio dal vescovo francescano della val di Fiemme.

Una realtà – ha ricordato don Lauro – guidata poi da un altro francescano trentino, monsignor Adriano Tomasi, vescovo emerito di Lima. La Diocesi peruviana è stata rappresentata a Daiano da fra Eduardo Flores, vicario episcopale. Per le comunità fiemmesi era presente il parroco don Albino Delleva.

La missione di monsignor Ceol

P. Ferruccio Ceol – si legge nel profilo pubblicato su Vita Trentina – si imbarcò per la Cina nel 1934, tre mesi dopo la sua ordinazione presbiterale. I tempi erano difficili e burrascosi per i cristiani. Durante la guerra cino-giapponese, p. Ceol aprì un piccolo ambulatorio (che sarà poi l’ospedale intitolato al missionario-martire p. Leonardelli), aperto a tutti. Nel 1948 venne nominato vescovo diocesano di Kichow (Qichun): a 37 anni era il vescovo più giovane di tutto il mondo cattolico. Nel 1949 l’armata comunista occupò tutta la Cina. Venne proclamata la repubblica e tutti i missionari stranieri furono espulsi.

La sua vita avventurosa, dopo l’espulsione dalla Cina nel 1952, lo portò a Lima per prendersi cura della grande comunità cinese. In Perù diventò un personaggio molto amato ed un punto di riferimento anche per i peruviani. A Lima fondò e diresse il collegio “Giovanni XXIII” che ha accolto generazioni di studenti. I punti fondamentali del progetto di mons. Ceol erano basati sulla relazione scuola-casa, in stretta collaborazione per una formazione globale dell’uomo e del cittadino. Il motto cinese al quale si ispirava diceva: “L’uomo grande ricorda sempre le sue umili origini; e acquista la saggezza degli altri”. Nel 1983, mons. Ceol si ritirò per motivi di salute e affidò la sua Opera al Gruppo dei genitori della Comunità Cinese di Lima guidato da due frati trentini: p. Adriano Tomasi da San Donà di Trento (oggi vescovo ausiliare di Lima), e p. Giuseppe Bortolotti da Rizzolaga di Piné.

Rientrato nel convento di S. Bernardino a Trento, divenne vescovo emerito di Kichow. Morì a Trento il 23 giugno 1990, all’età di 80 anni.

Foto: Giorgio Lunelli