Trecento fedeli sono partiti domenica 30 marzo per il pellegrinaggio a Roma promosso dalla Diocesi di Trento in occasione del Giubileo. Guidati dall’arcivescovo Lauro Tisi, i pellegrini vivranno quattro intense giornate di spiritualità, in clima fraterno, fino a mercoledì 3 aprile.
Rilevante il numero di iscritti, per il quale si dice “sorpreso” don Mattia Vanzo, delegato vescovile dell’Area Annuncio e Sacramenti e regista delle iniziative giubilari della Diocesi. “Il Giubileo della speranza – ammette – sta destando davvero grande interesse”. Con lui accompagneranno i pellegrini altri otto preti.
Il racconto giorno per giorno:
“Porterò al Papa i vostri saluti e consegnerò a lui questa bellissima croce con tutti i suoi significati. Viene da Vaia e dal bostrico e sta ad indicare un forte messaggio: dalla morte può venire la vita. Ma vi dobbiamo anche noi collaborare. Il pellegrinaggio a Roma diventa per tutti i credenti il momento per rafforzare la nostra fede, che ha in Pietro colui che la conferma. Le parole non bastano, c’è bisogno della testimonianza. A questi ragazzi auguriamo di crescere in età, sapienza e grazia. Come diceva don Bosco: buoni cristiani e bravi cittadini”.
Così il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano ha accolto a nome di papa Francesco, nella mattinata di mercoledì 2 aprile nell’aula del Sinodo dei vescovi, accanto a Casa Santa Marta, dimora del Papa convalescente, la croce in legno realizzata dagli allievi falegnami dell’Istituto professionale di Tesero in occasione del Giubileo. Si tratta di una copia fedele della croce da loro donata alla Diocesi di Trento per l’avvio del Giubileo in cattedrale, lo scorso 29 dicembre, e ora pellegrina nelle vallate trentine. Una ventina di studenti teserani con i loro insegnanti si sono uniti in mattinata ai trecento fedeli trentini scesi a Roma domenica scorsa per il loro intenso pellegrinaggio giubilare giunto così all’ultima tappa.
Il saluto del vescovo Lauro
A Parolin si era rivolto nel suo indirizzo di saluto l’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi: “Abbiamo voluto donare questa croce a papa Francesco, a cui rivolgiamo un augurio per la sua ripresa in salute. Non potendo donarla a lui, abbiamo chiesto a Lei, che con il Trentino ha una relazione, essendo cittadino onorario del Primiero. Ma anche perché Lei si sta impegnando in modo importante su vari fronti di guerra. La Santa Sede sta operando intensamente per la pace: lei è uomo mite che comunica bontà. Dietro questa croce – ha aggiunto monsignor Tisi – c’è il cuore e la creatività di questi ragazzi, un inno ai giovani per dire ancora una volta che il meglio lo abbiamo in loro, che sono la nostra risorsa e non il nostro problema”.
I ragazzi di Tesero: croce evocativa
Visibilmente emozionati, tre degli allievi falegnami – Romi, Mariano e Fabio – hanno raccontato nel dettaglio al cardinale Parolin il significato della loro imponente Croce alta tre metri e del peso di 75 chilogrammi.
“Una croce evocativa: le sue aperture, come le pieghe del crocifisso dicono – hanno spiegato – che le ferite possono diventare feritoie di speranza. Rappresenta la nostra comunità grazie al legno blu di Fiemme proveniente dai boschi martoriati da Vaia e dal bostrico, donato dalle segherie della valle. Noi l’abbiamo dipinta e costruita insieme ad Anffas. Simboleggia la rinascita, la vittoria della vita sulla morte. Il larice, rosso di suo, è detta – sottolinea Romi – pianta ‘pioniera’: cresce nelle zone impervie ed è la prima ad arrivare nelle difficoltà dopo una frana. Le sue tenere foglie preparano il terreno per le nuove generazioni di piantine. La croce – hanno concluso gli studenti – sia anche per noi sia simbolo di resurrezione, speranza e aiuto reciproco”.
“Papa sarà contento del visto entusiasmo”
“Siete più numerosi dei padri sinodali, aveva scherzato Parolin entrando nell’aula gremita dai pellegrini trentini. “Per me – ha aggiunto – è un Incontro particolarmente significativo perché ho molti rapporti con il Trentino: ci venivo in campeggio e poi in questi anni sono stato ospite del Primiero dove mi hanno dato la cittadinanza onoraria che mi ha molto stupito e fatto molto piacere. Sono lieto di incontrarvi nella mia veste di Segretario di Stato. Siamo dispiaciuti perché il Papa non ha potuto ricevervi: in questi giorni chiunque gli chieda di non essere ricevuto gli fa un piacere, perché ha bisogno di stare tranquillo ed evitare contatti. Sarà contento di questo incontro, del vostro entusiasmo e della vostra fede”.
Da don Lauro l’invito al cardinale Parolin a visitare in futuro la scuola del legno di Tesero oltre alla richiesta di una benedizione per la Visita pastorale che a maggio ripartirà proprio dal Primiero.
Nel pomeriggio di oggi il rientro a casa dei trecento pellegrini trentini. Resterà invece a Roma l’Arcivescovo, impegnato nella fase finale della Seconda Assemblea sinodale della Chiesa italiana convocata sempre in Vaticano, in aula Paolo VI. Domani, giovedì 3 aprile, l’Assemblea composta da mille delegati da tutta Italia (sei i trentini presenti) potrebbe votare un documento finale da affidare ai vescovi per intraprendere un percorso di necessaria riforma della vita ecclesiale a tutti i livelli.
Roma, 1 aprile – Si è aperta con una visita alla catacombe di Santa Priscilla la terza giornata del pellegrinaggio diocesano a Roma. Tra le guide dei sei gruppi trentini c’era suor Elena Kordeuter, originaria della Germania, che dal 1998 fa parte della Comunità Famiglia di Maria.
“Siamo in cimitero sotterraneo offerto da Priscilla, una nobile romana, che ha dato dimora ai resti dei martiri cristiani tra il secondo e il terzo secolo”, ha spiegato suor Elena. Fino al quarto secolo nel cimitero di Priscilla erano sepolte 44mila persone. “Con Costantino, poi, si è iniziato a costruire i cimiteri nelle chiese, o comunque non più sottoterra. Quindi le catacombe sono diventati luoghi di pellegrinaggio. Venivano da tutti i Paesi per chiedere l’intercessione dei martiri”. Dopo il periodo dei barbari, segnato dal saccheggio delle catacombe, arrivò il momento in cui i papi decisero di “prendere le reliquie e portarle in città. Nel nono secolo la catacombe di Santa Priscilla è stata completamente abbandonata. È stata ritrovata nel sedicesimo secolo: si dice che qui c’era una vigna e che il contadino volesse spostare le pietre. Così scopri la catacombe”.
Quella di Santa Priscilla, che contiene tra l’altro una delle prime raffigurazioni della Madonna, è una delle sette catacombe di Roma aperte al pubblico (su 50 presenti). Dopo la Messa nella Basilica di San Silvestro, i pellegrini andranno nella Basilica di Santa Maria Maggiore, attraversando la sua Porta Santa.
(dall’inviata di Vita Trentina Marianna Malpaga- foto Gianni Zotta)
Roma, 31 marzo – È l’arancione, il colore della vitalità e dell’entusiasmo, la tonalità scelta per il pellegrinaggio giubilare della Diocesi di Trento. I trecento pellegrini, provenienti da tutte le valli del Trentino e arrivati a Roma con sei pullman, si distinguono tra la folla di piazza San Pietro per il colore dei foulard che indossano.
Dopo la Messa di apertura appena giunti, domenica, a Roma nella basilica giubilare di San Paolo fuori le Mura, nella mattinata di lunedì 31 marzo, nella Basilica di San Pietro, l’arcivescovo Lauro Tisi ha presieduto la Santa Messa accanto ad altri sacerdoti trentini, tra cui don Giulio Viviani, don Mattia Vanzo, don Daniel Romagnuolo, don Paolo Vigolani e don Enrico Conci. La celebrazione è stata ospitata all’altare della Cattedra, in prossimità del baldacchino di San Pietro, il cui restauro è stato completato a fine 2024. E ancora oggi, a fine marzo, si osserva il paziente lavoro di alcuni operai che lavorano ai lati del manufatto.
“In questo momento vogliamo stringerci attorno a papa Francesco, chiedere per lui salute e vita e per noi di accogliere la sua parola”, ha ricordato monsignor Tisi.
Mercoledì 2 aprile verrà consegnata al cardinale Pietro Parolin, e non al pontefice, che ha davanti a sé mesi di convalescenza a Santa Marta, la croce giubilare ideata dagli studenti delle classi seconde del Centro di Formazione Professionale Enaip di Tesero.
“La Chiesa deve smetterla di cercare parole altre. La Parola è già stata detta. Si chiama perdono, dono di sé, lavanda dei piedi, vita che passa per abbracci, incontri e sorrisi. Non di pane vive l’uomo, ma di incontri e relazioni. E se ieri vi dicevo che prendersi cura degli altri dona libertà, oggi vi dico che ritenere l’altro una risorsa dona libertà”, ha detto ancora l’arcivescovo Lauro. “Abbiamo tutto, abbiamo il Signore risorto, ma tristemente crediamo di non avere niente. Qui, nella chiesa di Pietro, ripeto Signore tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene”.
(dall’inviata di Vita Trentina Marianna Malpaga- foto Gianni Zotta)