La celebrazione con cui domenica 14 dicembre l’arcivescovo Lauro Tisi ha completato la Visita alle parrocchie dei laghi di Levico e Caldonazzo si è aperta con un sentito saluto di ringraziamento da parte dei comitati parrocchiali. Nel loro intervento hanno ricordato il mese e mezzo di cammino condiviso, fatto di incontri semplici e quotidiani: dalle celebrazioni nelle chiese alle visite agli ammalati, dagli oratori ai luoghi del lavoro e della sanità, fino al dialogo con le amministrazioni civili. Un tempo in cui l’Arcivescovo ha potuto “fare un po’ di strada con noi”, ascoltando gioie, fatiche, domande e speranze delle comunità.
Il ringraziamento ha dato voce non solo ai fedeli più vicini alla vita parrocchiale, ma anche a quanti, pur non frequentando abitualmente gli ambienti ecclesiali, hanno incontrato l’arcivescovo con rispetto e disponibilità. La visita è stata riconosciuta come un’esperienza che ha incoraggiato tutti a proseguire nella testimonianza cristiana, affidando allo Spirito Santo i frutti già emersi e quelli che verranno.
L’omelia: la speranza dentro un mondo ferito
Durante la Messa, animata dai cori delle otto comunità, l’arcivescovo Lauro Tisi ha proposto una riflessione intensa e attuale, a partire dalle parole del profeta Isaia sul deserto che fiorisce (QUI OMELIA). In un tempo segnato da guerre, violenze e profonde disuguaglianze, ha riconosciuto come “possa sembrare che la via della compassione, della tenerezza e del farsi prossimo sia una strada perdente”.
Eppure, proprio dentro questa desolazione, “sta avvenendo la fioritura del deserto”. il “Regno di Dio continua a manifestarsi. Non attraverso la forza o la violenza, ma nei gesti quotidiani di cura, di perdono e di prossimità, che spesso non fanno notizia ma costruiscono il futuro dell’umanità”.
I segni del Regno visti da vicino
Ripercorrendo l’esperienza della Visita pastorale, l’Arcivescovo ha raccontato ciò che i suoi “occhi hanno visto” e le sue “mani hanno incontrato”. Le oltre 150 visite alle case degli ammalati hanno fatto emergere volti segnati dalla sofferenza ma capaci di una dignità profonda e di una resilienza sorprendente. Accanto a loro, famiglie che si riorganizzano, cambiano ritmi e priorità per prendersi cura dei più fragili.
Ha riconosciuto anche la vitalità delle comunità cristiane, capaci di portare avanti l’annuncio, la catechesi e la vita degli oratori grazie all’impegno generoso dei laici. Comunità che, pur nella fatica e nel cambiamento, continuano a essere luoghi di relazione, di crescita e di speranza.
L’incontro con il mondo del volontariato
Un altro momento significativo della visita è stato l’incontro con le numerose associazioni di volontariato attive sul territorio di Levico Terme. Realtà diverse tra loro, ma accomunate dal desiderio di prendersi cura della comunità attraverso lo sport, la cultura, la protezione civile, la montagna, il turismo e il servizio ai più fragili.
Nel dialogo con i volontari, l’Arcivescovo ha sottolineato il valore di una collaborazione diffusa e trasversale, capace di superare confini e appartenenze. Molte associazioni lavorano insieme, si sostengono a vicenda e mettono a disposizione tempo ed energie non per interesse personale, ma per rispondere ai bisogni degli altri. Questo stile di servizio gratuito è stato indicato come una delle espressioni più autentiche dell’umano.
Un umano che unisce e costruisce comunità
Dallo sport alla custodia del creato, dall’organizzazione delle feste all’accoglienza turistica, monsignor Tisi ha riconosciuto nelle associazioni un patrimonio umano prezioso. Un umano che sa fare festa, stare insieme, ricordare il passato per non ripetere gli errori, contrastare l’indifferenza e la solitudine.
In un tempo in cui rischiano di prevalere egoismo e linguaggi violenti, questo tessuto di relazioni rappresenta una risorsa fondamentale per il presente e per il futuro. Valori come il prendersi cura, il dare, l’accogliere e il servire uniscono le persone al di là delle differenze e aprono spazi di collaborazione tra mondo ecclesiale e mondo laico.




