“Preti, ponetevi in ascolto dei non credenti”. Il decalogo di padre Cencini per il clero trentino, in tempo di pandemia

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La mascherina e la mancanza di ossigeno. Sono le due immagini scelte da padre Amedeo Cencini per introdurre la sua riflessione sul tempo di pandemia proposta in particolare al clero trentino in videoconferenza giovedì 18 marzo. Titolo della sua relazione: PELLEGRINI DI SENSO Come questo tempo sta cambiando il nostro modo di relazionarci con noi stessi, con gli altri, con Dio?  Le due immagini “ci provocano – ha spiegato il canossiano, psicoterapeuta – a scoprire un modo nuovo di porci in relazione“. “Che cosa ci da veramente ossigeno?” si chiede Cencini, invitando il suo uditorio a un’operazione di auto-decentramento (distogliere l’attenzione da se stessi) per mettere al centro l’altro. E non un altro “qualsiasi”. Ma le persone – e sono sempre più – lontane dal contesto ecclesiale, di fatto non praticanti e in molti casi non credenti. Partendo dal presupposto che “cristiani non si nasce, si diventa!“, il religioso, docente di psicologia all’Università Pontificia Salesiana, suggerisce nella sua argomentazione una sorta di decalogo con l’indicazione dei bisogni del non credente e. parallelamente, dei doveri del credente. A cominciare – suggerisce al clero trentino immaginando la prima richiesta del non credente – dal “percepire che il prete è una presenza che mi appartiene, non mi ignora, mi ama per come sono”.

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