Passi di Vangelo, il vescovo Lauro: “Come Giuseppe, rifuggiamo l’odio e il rancore, frequentiamo i nostri sogni, liberiamo benevolenza”

bookmark

Giovedì 12 novembre “Partire”, il primo incontro dell’iniziativa Passi di Vangelo, col vescovo Lauro, è stato trasmesso in diretta streaming video dalla chiesa del Seminario di Trento: l’attuale situazione sanitaria infatti ha sconsigliato un ritrovo aperto alla partecipazione pubblica.

Ad introdurre la serata sono stati Giulia e Martino, giovane coppia di freschi sposi che hanno raccontato la loro esperienza che li ha portati a dire il loro “sì”, a “partire” per l’appunto. Cuore dell’incontro è stato invece il brano del vangelo secondo Matteo (1,18-25), che racconta dell’annunciazione in sogno a Giuseppe.

“Nazareth, sperduto villaggio alla periferia dell’impero -inizia il vescovo Lauro nella sua riflessione- racconta un Dio che si muove in punta di piedi. Entra dalla porta di servizio, affida il suo progetto alla risposta libera di due giovani adolescenti, Maria e Giuseppe. Dio in Gesù fa il suo ingresso nella Storia e cammina concretamente con noi”.

Il vescovo analizza poi la reazione di Giuseppe, che “non permette al rancore di avvelenargli l’animo. Quante volte –invece– l’odio e il risentimento ci avvelenano la vita. Annebbiano la vista, ci impediscono di confrontarci con quanto sta capitando. Ancora: Giuseppe è un buono, ha l’animo grande, non vuol far del male, tant’è vero che “decide di ripudiarla in segreto”. È davvero triste sentir liquidare la bontà come “buonismo”. Giuseppe, grazie alla rinuncia all’odio rimane libero, coglie la complessità delle realtà e si apre a nuove idee e soluzioni”.

“Mentre siamo spiazzati dalla pandemia -conclude don Lauro- siamo invitati a far nostri gli atteggiamenti di Giuseppe: rifuggire l’odio e il rancore, frequentare i nostri sogni, liberare benevolenza. Potremmo così –come Giuseppe– affidare un nome a quel Bambino: “Lo chiamerai Gesù”. E riconoscere che il buio di quest’ora può diventare un tempo prezioso per riscoprire che solo chiamando fratello e sorella chi ci sta accanto, potremmo gustare la vita“.

LEGGI QUI LA RIFLESSIONE DEL VESCOVO LAURO