Lunedì 30 marzo – “Gesù dà la forza di lottare per la vita” – don Renzo Zeni

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Giorni di morte ma anche di annuncio In questi giorni, pur nella fatica e nella trepidazione per il contagio, colpisce tutti il coraggio del personale ospedaliero e degli operatori sanitari che si prendono cura dei malati. Chi glielo fa fare? Nel Vangelo di oggi (Gv 8,1-11) notiamo come Gesù, unico fra un sacco di gente, si ponga dalla parte di una donna (l’adultera) e decisamente dalla parte della vita. Sembra trarre dalla terra la forza per farlo, mentre sta chino su di essa a scrivere con il dito non si sa che. Ci fa pensare con Michelangelo al dito del Creatore che agli inizi aveva chiamato Adamo all’esistenza contagiandolo della propria vita con il suo dito. Il Cristo salva al di là di ogni merito e di ogni attesa. Salva e basta. Anche chi per la legge avrebbe dovuto morire: la donna ne aveva combinate troppe a detta dei maschi magari persino conniventi. Attendiamo che nella prossima Pasqua il Cristo ci venga incontro ancora come Datore di vita. Mentre però in questa drammatica Quaresima ci ha fatto conoscere che già a molte altre persone ha dato la capacità di lottare come giganti a favore della vita. Davanti ai nostri occhi medici, infermieri, personale ospedaliero, volontari e molti altri stanno in prima linea a prezzo della loro stessa esistenza a rubare donne e uomini al virus nella misura del possibile. Giorni di morte ma anche di annuncio che nella forza del Signore si può lottare perché nessuno si senta condannato. Nemmeno chi, purtroppo, si veda venir meno: Il virus “pare” condannare a morte, ma più di lui può fare davvero il Signore. Lo possano credere i morenti: dopo tre giorni torneranno alla Vita grazie al Vivente per sempre.
E per la nostra società, per noi, potrà diventare forse possibile il sogno di grandi figure come D. Bonhoeffer e E. Hillesum che nel momento della loro maggior limitazione hanno saputo concretamente camminare verso qualcosa di più grande. Sì, ognuno di noi, credo, deve imparare ad uscire dalle proprie prigioni, dalle paure, dalle solitudini, con i propri strumenti (talenti) per andare verso l’altro, per colmare quella «distanza-di-un-metro» che adesso stiamo tenendo per responsabilità civile. Ma che abbiamo tenuto in passato… ben più pericolosa di quella fisica. Che lo Spirito ci aiuti ad uscire dal nostro io che ci imprigiona alla scuola di Cristo che è venuto per abbattere i muri di separazione, che non lancia pietre contro nessuno, che non condanna ma che salva e si fa datore di vita.