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Lavis, nel segno della speranza la festa patronale della Natività di Maria

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Lunedì 8 settembre la comunità di Lavis si è ritrovata per vivere con intensità la festa patronale della Natività di Maria, appuntamento che ogni anno unisce fede e tradizione. I giorni precedenti sono stati caratterizzati dalla preghiera del Rosario e dal dono del Manto della speranza per la statua della Vergine

Nel Manto, frammenti di speranza

«Il drappo è stato realizzato in occasione dell’Anno Santo della speranza da trenta donne di Lavis, Pressano e Sorni – racconta il parroco don Lamberto Agostini –. Si tratta di un mantello dedicato alla Madonna, cucito assieme nella sala parrocchiale adibita a sartoria, a partire dalla scorsa Pasqua. È composto da centinaia di piccoli ritagli di stoffa donati non solo dagli abitanti di Lavis: tra i tanti, anche i genitori di Sara Piffer, la giovane ciclista di Palù travolta e uccisa a Mezzocorona, hanno offerto un frammento di una sua maglietta”. Ogni tessuto è stato deposto ai piedi dell’altare mariano, accompagnato in forma anonima dalla motivazione del gesto, legata a un motivo per il quale sperare. Il significato del drappo va dunque ben oltre il semplice aspetto materiale.

Nel pomeriggio di lunedì si è tenuta la Messa solenne, presieduta dall’arcivescovo Lauro Tisi, che ha offerto una profonda riflessione sul tema della speranza. La Messa è stata concelebrata da don Lamberto e da altri sacerdoti, compresi i padri Giuseppini attivi nella comunità lavisana.

L’omelia dell’Arcivescovo: “Dio non smette mai di sperare in noi”

Richiamando le parole del cardinale Martini, l’Arcivescovo ha ricordato che «il peccato è mancanza di speranza», invitando i fedeli a leggere la propria vita alla luce di questa prospettiva. «Non è vero che Dio è un doganiere che giudica e pesa i nostri errori – ha detto mons. Tisi –. Dio è madre, che attende sempre i suoi figli e non smette mai di sperare in loro».
La speranza, ha sottolineato, «non è ingenuo ottimismo, ma il volto alto dell’amore». L’Arcivescovo ha poi condiviso la testimonianza di don Mauro Leonardelli, compianto delegato dell’Area Testimonianza, che ha vissuto i suoi ultimi giorni «con una pace incredibile, spezzando l’Eucaristia con sua madre», immagine concreta di una fede che si traduce in fiducia e affidamento totale.

Giubilei di vita consacrata

Durante la celebrazione eucaristica sono stati ricordati anche gli anniversari giubilari raggiunti quest’anno da alcuni religiosi originari di Lavis: suor Rita Nardon ha festeggiato i 60 anni di vita consacrata; madre Graziella Pilati i 55 anni dall’ingresso tra le Canossiane; padre Valerio Pilati i 45 anni di sacerdozio; e don Tiziano Filippi – oggi parroco di Sopramonte e del Bondone – i 30 anni di ordinazione.

Processione e solidarietà

Al termine della celebrazione, la comunità ha partecipato alla processione per le vie del paese, con la statua della Madonna portata in corteo dai giovani coscritti. Un momento intenso che ha visto la partecipazione di numerosi fedeli e delle autorità civili. Come da tradizione, il sindaco Luca Paolazzi ha donato l’olio per la lampada votiva che arde davanti alla statua della Vergine. La festa è stata anche occasione di solidarietà concreta: le offerte raccolte saranno devolute ai bambini di Gaza, un gesto che apre la celebrazione locale a un respiro universale di fraternità.

Le radici del voto a Maria

La devozione della comunità lavisana alla Madonna ha radici antiche. Nel 1702, durante le missioni predicate dal cappuccino Giovanni Antonio De Luca, Lavis decise di affidarsi solennemente a Maria come speciale protettrice del paese. La scelta nacque in un periodo difficile, segnato da pestilenze e dalle inondazioni dell’Avisio, e da allora ogni 8 settembre la comunità rinnova quel voto. Il rito del dono del Manto, che si ripete ancora oggi, conserva vivo il legame con quella promessa di protezione e con la tradizione che unisce intere generazioni.