“Il nostro Bergoglio, Papa delle prime volte”

bookmark
Al Vigilianum presentato il libro di Fazzini-Femminis

Da Luigi Accattoli a Enzo Bianchi, da Austen Ivereigh a Elisabetta Piqué, sono numerose le voci chiamate a contribuire al ritratto di Jorge Mario Bergoglio, primo pontefice sudamericano e gesuita, raccontato ne “Francesco, il papa delle prime volte” (San Paolo, 2018), scritto da Gerolamo Fazzini e Stefano Femminis, ospiti dell’incontro promosso da Arcidiocesi, Vita Trentina e Ucsi (Unione stampa cattolica) giovedì 14 giugno al Vigilianum, a Trento.

Semplice, ma diretto, familiare ma incisivo. Con la sua umanità e lo sguardo ampio di chi sa abbracciare ogni uomo e ricomprendere ogni periferia del mondo, geografica ed esistenziale, da cinque anni Papa Francesco scardina e capovolge gli abituali modi di pensare, spiazzando, sorprendendo, affascinando con la novità di primi gesti che lasciano il segno, parole inedite che abbattono formalità fin dal “buona sera” pronunciato appena eletto, e poi incontri, nomine, viaggi apostolici compiuti per la prima volta. Ed è il primo Papa argentino e gesuita, il primo a scegliere un nome che sintetizza e racchiude in sé il nucleo centrale che anima e alimenta il suo pontificato, inaugurando con coraggio una stagione rivoluzionaria per la Chiesa: il ritorno al Vangelo e alla radicalità del suo messaggio.

Jorge Maria Bergoglio è “Francesco, il papa delle prime volte” (San Paolo, 2018), e così lo hanno descritto Gerolamo Fazzini e Stefano Femminis ripercorrendo azioni inusuali e intuizioni pioneristiche in dialogo con il direttore di Vita Trentina Diego Andreatta e il presidente dell’Ucsi Giustino Basso nel corso della presentazione avvenuta giovedì 14 giugno al Vigilianum, a Trento.

In questi anni, ogni atto del Papa ha svelato la sua spontaneità e la maestria nel linguaggio e nella comunicazione quali segni caratteristici della sua personalità, suscitando grande attenzione mediatica, ma il libro invita a considerare l’azione evangelizzatrice “ordinaria”, costantemente dedicata all’annuncio del Vangelo, chiara espressione della volontà di tornare alle radici quale via primaria per diventare testimoni autentici di Cristo.

Nel tempo, le prime volte si sono accumulate – hanno detto gli autori, spiegando la genesi del libro -: le abbiamo ordinate per importanza perché, abituati come siamo alle sue novità, il rischio è che non ne rimanga nulla, mentre invece la speranza di Francesco è che producano un cambiamento concreto nella vita delle comunità cristiane e della Chiesa. La novità radicale di Bergoglio è ben espressa dalle parole del cardinale Tagle, arcivescovo di Manila, Francesco ci sorprende perché Dio lo sorprende, e si può comprendere considerando la sua provenienza geografica e la sua formazione spirituale”.  

Bergoglio è nato in una metropoli come Buenos Aires e il suo essere argentino emerge nel radicamento nella teologia del popolo, all’interno della teologia della liberazione: “Le questioni che più gli stanno a cuore – poveri, esclusi, scartati, sfruttati – sono quelle con cui si misura da sempre, fanno parte della sua storia. La scelta del nome è un costante richiamo a non dimenticarsi dei poveri, a essere ambasciatori di pace e occuparsi dei temi ambientali: la Chiesa in uscita deve riconfigurarsi a partire da qui. La familiarità con cui si relaziona alle persone, creando una vicinanza palpabile, è un tratto della spiritualità gesuita e da essa discendono alcuni temi chiave come quello delle periferie, del dialogo e del discernimento“.

Oltre all’immancabile “pregate per me”, a colpire è stato un aspetto in particolare: “In vari momenti il Papa si è definito  peccatore: è un riconoscersi uomo, come tale accomunato agli altri dal poter fare errori. Francesco lo ammette e poi riparte, e con il suo essere capace di cambiare chiede alla Chiesa di fare altrettanto“.

I detrattori del Papa evidenziano che proprio la sua umanità, il suo dire “chi sono io per giudicare?”, gli toglie autorevolezza morale e dottrinale, lasciando spazio al relativismo, ma per gli autori è una critica infondata.

C’è chi sostiene che Bergoglio voglia cambiare anche la dottrina – hanno detto in conclusione Fazzini e Femminis -, ma non è un teologo, è un Papa che lavora sullo stile e sul linguaggio. Per Francesco la verità non è qualcosa di dato, immodificabile, è una relazione ed è camminando nella storia che è possibile capire la volontà di Dio: questo modo di porsi, vivendo in ascolto dello spirito, fa paura, destabilizza, provoca critiche. In questo suo modo di essere leggiamo invece la chiamata a essere cristiani maturi e responsabili, senza aspettare che qualcuno ci dica cosa dobbiamo fare. È quello che chiede Gesù invitandoci alla conversione, che è la stella polare del pontificato“.

Il volume è arricchito dalla prefazione di padre Federico Lombardi e da una serie di interviste a Luigi Accattoli, Enzo Bianchi, Austen Ivereigh, Elisabetta Piqué, Andrea Riccardi, Paolo Rodari, Enzo Romeo, Antonio Spadaro, Luis Antonio Tagle, Andrea Tornielli.

GEROLAMO FAZZINI è giornalista, saggista e autore televisivo. Ha diretto (2001- 2013) il mensile Mondo e Missione. È consulente di direzione per il settimanale Credere e il mensile Jesus. Collabora con il sito Vatican Insider de La Stampa e Avvenire, come editorialista. Insegna Giornalismo all’Università Cattolica di Brescia.

STEFANO FEMMINIS, giornalista, è stato direttore di Popoli, mensile internazionale e missionario della Compagnia di Gesù. Attualmente è responsabile della comunicazione della Fondazione culturale San Fedele di Milano, della rivista Aggiornamenti sociali e della Fondazione Carlo Maria Martini. Collabora con diverse testate cattoliche. (Patrizia Niccolini)