Sabato 12 luglio l’altopiano di Brentonico ha vissuto un pomeriggio intenso grazie alla visita dell’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini. Un incontro spirituale e pastorale di grande significato, apertosi con un momento di preghiera presso le chiesette di Fontechel e Sorne, dedicate a San Carlo Borromeo, santo milanese e figura cardine del legame storico tra Milano e il Trentino. I toni della festa comunitaria si sono accentuati alle ore 17.30 in piazza della Canonica, dove l’arcivescovo è stato accolto da una folla di fedeli, autorità civili e religiose, villeggianti e membri delle associazioni locali.
A conclusione del pomeriggio, nella chiesa arcipretale, la Santa Messa solenne concelebrata, accanto a monsignor Delpini, dal vescovo missionario monsignor Mariano Manzana e dai preti della zona, accompagnata dal coro unificato delle parrocchie dell’altopiano e dal suono dell’organo storico.
Il saluto del parroco a nome della comunità brentegana
Un saluto caloroso è stato rivolto da don Daniele Laghi, parroco dell’altopiano, che ha sottolineato la gioia e l’onore di accogliere l’arcivescovo, ricordando anche la gratitudine per l’ospitalità ricevuta due anni fa a Milano durante una visita in memoria della migrazione trentina in Lombardia.
Nel suo discorso, don Daniele ha richiamato la lunga e profonda relazione tra Milano e Brentonico, citando figure storiche come Sant’Ambrogio, San Vigilio e San Carlo Borromeo, fino ai tempi recenti, ricordando con commozione don Graziano Gianola, sacerdote milanese scomparso tragicamente proprio a Brentonico durante un campeggio parrocchiale.
“Abbiamo tutti bisogno di ravvivare i colori della speranza e della gioia della fede”, ha auspicato don Daniele nel suo saluto. “Desideriamo una sua parola per essere un po’ più credenti e credibili”, ha aggiunto rivolgendosi a Delpini, prima di offrire un affresco dell’altopiano: terra di fede, biodiversità e cultura, dove si intrecciano storia, arte e una comunità attiva, solidale e ancora fortemente animata dalla speranza cristiana.
L’omelia dell’arcivescovo di Milano
Nella sua omelia, monsignor Delpini ha utilizzato un linguaggio simbolico e provocatorio, tratteggiando due realtà opposte: la città automatica e la città delle feste. Due mondi apparentemente ideali, ma dove gli abitanti – programmati o euforici – finiscono per essere annoiai o tristi, perché privati delle domande fondamentali come quella del giovane del Vangelo a Gesù: “Maestro, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. “Forse, i cittadini di Brentonico- ha commentato Delpini – sono quelli delle domande. Quelli che chiedono a Gesù: che cosa devo fare per vivere davvero? Per non accontentarsi di una vita senza senso o senza speranza?”. Per l’Arcivescovo di Milano la speranza cristiana è l’unica risposta autentica al vuoto delle vite ben organizzate o perennemente distratte.
Una visita vissuta nell’amicizia
Nel suo saluto conclusivo, monsignor Delpini ha ringraziato profondamente la comunità per l’accoglienza e per la cura con cui è stata preparata la visita. “Una visita di amicizia, che desideravo fosse semplice, ma che voi – ha aggiunto – avete reso solenne e significativa…” L’Arcivescovo d Milano ha quindi ricordato con gratitudine anche il pensiero rivolto a don Graziano, definendolo «un prete bravo, di una famiglia e di un paese straordinario», e sottolineando come anche la sua morte, pur tragica, sia stata vissuta come un’”offerta a Dio”.