Al Vigilianum grande festa per i 75 anni di don Severino Vareschi e la presentazione del volume a lui dedicato (VIDEO)

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Sala gremita al Polo culturale Vigilianum, giovedì 18 settembre, per festeggiare i 75 anni di don Severino Vareschi, storico della Chiesa e parroco delle comunità di Sant’Antonio e Sacro Cuore a Trento. Per l’occasione, l’ISSR Guardini ha presentato il volume “Chiesa e comunità trentina nel XIX e nel XX secolo” – edito in collaborazione con la Società di Studi Trentini di Scienze Storiche –, che raccoglie una selezione di saggi del sacerdote-studioso.

Il libro, arricchito in copertina dal disegno “Volskirche” di Silvio Magnini, rappresenta un vero omaggio a quarant’anni di insegnamento e ricerca di don Vareschi, figura di riferimento per generazioni di studenti e studiosi. Vareschi ha infatti insegnato in  Seminario, alla Scuola diocesana di formazione teologica, al Corso Superiore di Scienze Religiose, allo Studio Teologico Accademico Tridentino e da ultimo all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Romano Guardini” dove ha terminato le sue lezioni nel maggio scorso.

Ad aprire l’incontro celebrativo è stato don Stefano Zeni, direttore dell’ISSR Guardini, che ha definito il volume “un ritratto dell’autore attraverso le sue stesse pagine, capace di mettere in luce metodo, rigore e passione di ricerca”. Zeni ha sottolineato come la raccolta rappresenti un “florilegio di saggi di valore” e un bilancio significativo nella carriera di un sacerdote che ha saputo coniugare insegnamento, ricerca e ministero pastorale.

Le parole dell’arcivescovo Lauro Tisi

Ricco di rimandi personali l’intervento dell’arcivescovo Lauro Tisi, che fu tra i primi studenti di don Vareschi in Seminario. “Don Severino – ha ricordato citando il cardinal Martini – ci ha insegnato a pensare. È sempre stato un uomo abitato dalle domande”. Don Lauro ha poi ricordato la capacità di Vareschi di “trovare sempre elementi di positività, anche nelle pagine più tragiche della storia. Dove altri vedono solo bianco o nero, lui riusciva a mostrare che dentro la durezza della storia c’è sempre un germe di bene, un segno del Regno di Dio che avanza. E, viceversa, nei momenti più positivi non mancava mai di cogliere anche i lati critici. È quella che Romano Guardini chiamava la tensione polare: tenere insieme i pezzi della contraddizione. Don Severino ce l’ha dimostrata con intelligenza e concretezza».

Il ritratto di Tisi non trascura le radici solandre di Vareschi: «Non va dimenticato nemmeno il suo legame con questa terra. Uomo di Vermiglio, con la caparbietà tipica di quella valle, ma in senso buono: uno che va fino in fondo, che non lascia nulla d’intentato. E questo lo si vede non solo nei suoi studi sulla storia trentina, ma anche nel suo stile di vita».

L’Arcivescovo ha portato anche il saluto del prete filosofo don Marcello Farina, impossibilitato a partecipare per motivi di salute e al quale è stato fatto pervenire il libro di Vareschi, con dedica dell’autore : «Mi ha chiesto di trasmettere tutta la sua stima e il suo affetto per don Severino».

«Voglio ringraziare don Severino – ha chiosato don Lauro – perché non si è limitato all’insegnamento: ha accettato di mettersi a servizio della pastorale, accostandola all’insegnamento con grande generosità e fuori dalla ribalta. Con discrezione, lasciato un segno profondo nella nostra Chiesa».

La voce degli studiosi

Nel corso della serata sono intervenuti anche Emanuele Curzel (Università di Trento e ISSR Guardini), che ha illustrato i criteri di selezione dei saggi, evidenziando come il volume si concentri sull’Ottocento e Novecento, epoche decisive per la formazione dell’identità trentina; e Mirko Pettinacci (ISSR Guardini), che ha riportato una riflessione dello stesso Vareschi: “Lo studio della storia ridimensiona i pregiudizi ed è un antidoto ai fondamentalismi”.

Particolarmente apprezzati anche i contributi di Marco Bellabarba (Università di Trento) e Paolo Pombeni (Università di Bologna), che si sono idealmente “divisi i secoli”: Bellabarba ha offerto una lettura dell’Ottocento trentino, tra tensioni religiose e fermenti sociali, mentre Pombeni ha concentrato l’attenzione sul Novecento, sottolineando la complessità dei processi politici ed ecclesiali che hanno segnato la comunità trentina. Entrambi hanno messo in luce il rigore e la capacità interpretativa degli studi di don Vareschi, capaci di restituire in modo critico e articolato le dinamiche della modernità.

La gratitudine di don Severino

Visibilmente emozionato, don Vareschi ha ringraziato i presenti e i colleghi che hanno curato l’opera: “Ogni argomento – ha sottolineato ripercorrendo idealmente la sua ricerca storica – diventa interessante quando ci entri dentro con serietà e rigore. Un microcosmo apre un macrocosmo”. “La storia – ha aggiunto Vareschi – va conosciuta nella sua complessità, non per costruire tesi preconfezionate, ma per capire a fondo le dinamiche che hanno segnato la vita delle comunità”. Don Severino ha poi ricordato con riconoscenza i maestri che lo hanno accompagnato – in particolare mons. Iginio Rogger e lo storico Paolo Prodi – e ha espresso soddisfazione nel vedere oggi una nuova generazione di studiosi raccogliere il testimone.

Un segno per la Chiesa trentina

L’ampia partecipazione di pubblico, in un clima di amicizia e gratitudine, testimonia la stima che accompagna don Severino nel suo duplice ruolo di pastore e studioso. Come ha sottolineato mons. Tisi, il volume rappresenta non solo un dono per il festeggiato, ma anche un punto di riferimento per la comunità ecclesiale e accademica trentina: “Sono certo che torneremo a lungo sui testi di don Severino, che rimarranno una griffe preziosa nella memoria della nostra Chiesa”.